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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 17:20.
Torna la tensione sui titoli di stato dell'Eurozona. Un segnale inedito arriva dall'asta dei titoli di stato spagnoli dove si è registrata una domanda inferiore alle previsioni. Il tesoro di Madrid che si aspettava di raccogliere 4 miliardi di euro, ha venduto 3,4 miliardi di bond a cinque anni (in passato la richiesta era sempre stata oltre le aspettative). Il differenziale di rendimento con il decennale tedesco si è allargato a 192 punti base (era a 156 una settimana fa).
Altro paese a rischio: l'Irlanda. L'agenzia Bloomberg riferisce, citando fonti confidenziali, che la Bce è intervenuta sul mercato acquistando titoli decennali. Una mossa che arriva in una giornata in cui il rendimento di bond irlandesi è salito al 7,69%, mentre questa mattina e il differenziale con i bund tedeschi ha toccato quota 525 punti base. Una settimana fa era a 319.
Movimenti analoghi sono avvenuti per i titoli di Portogallo (con lo spread salito di oltre 100 punti base in una settimana a quota 421) e Grecia (passato in una settimana da 712 a 881). Non sono immuni da questo fenomeno anche gli italiani Bpt. Nella settimana in cui Standard & Poor's ha confermato il rating al nostro paese il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi si è allargato dai 127 punti base del 26 ottobre agli odierni 149. Consulta il grafico dell'andamento degli spread negli ultimi 10 giorni.
Come interpretare questa rinnovata tensione sul mercato dei titoli di stato? «Il calo della domanda dei titoli spagnoli - spiega Angelo Drusiani, gestore obbligazionario di Albertini Syz - è un segnale di stanchezza degli investitori. I rendimenti sul mercato dei titoli di Stato vengono considerati troppo bassi, in rapporto alla loro rischiosità. Molti si stanno spostando sui mercati azionari, decisamente più vivaci».
I timori dei detentori di titoli di stato (soprattutto le banche) sono poi legati alle dichiarazioni di diversi esponenti politici tedeschi, dopo l'accordo raggiunto in sede Ue per la creazione di un fondo anticrisi permanente per sostenere Paesi della zona euro in difficoltà.
L'ultima dichiarazione è del ministro dell'economia tedesco Rainer Bruederle: «I possessori di titoli di stato devono farsi carico dei costi di una futura crisi». Parole che si allineano a quelle di Angela Merkel («anche il settore privato faccia la sua parte») e del presidente della Bundesbank Axel Weber («i possessori di titoli di Stato devono essere la soluzione e non il problema»). La posizione di Berlino è chiara: se sovesse esserci un nuovo caso Grecia il costo del salvataggio non deve ricadere solo sugli stati ma anche sugli investitori privati che posseggono i bond (cioè soprattutto le banche). Lo spauracchio, se dovesse ripetersi un caso Grecia, è quello della ristrutturazione del debito. Fumo negli occhi per le banche che in questi mesi hanno fatto incetta di titoli dei paesi a rischio.