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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 15:21.
«Quanto oro ti darei» cantava Mango negli anni '80. Chissà se avrebbe scritto lo stesso testo nel 2010 con il prezzo dl metallo giallo ai massimi storici. L'indice di riferimento al mercato di Londra (Gold afternoon fix) è creciuto del 25% nel giro di un anno e sono in molti a parlare di un rischio bolla.
Gli investimenti globali in oro nel secondo trimestre del 2010 sono aumentati del 118% arrivando a quota 40 miliardi di dollari, di cui a metà circa è rappresentata da Etf (fondi di investimento legati all'andamento della quotazione). Ma non è soltanto la domanda di «oro di carta» a crescere. Negli ultimi mesi, a testimonianza dell'incertezza che ancora prevale sui mercati, si registra una crescita della domanda di oro fisico da investimento. Lingotti di varia pezzatura e monete auree da tenere in cassetta di sicurezza rappresentano il massimo dell'investimento rifugio perché tutela dal cosiddetto «rischio controparte», (come l'eventuale fallimento della società che vende Etf).
Questo sta succedendo anche in Italia dove diversi grossisti stanno iniziando a vendere anche a privati lingotti a 24 carati (il cosiddetto oro fisico da investimento che, in base alla legge 7 del 17 gennaio 2000, è esente da Iva) . È il caso della milanese Compagnia italiana metalli preziosi. «Il rally dell'oro ha inevitabilmente fatto calare la domanda tradizionale – spiega l'amministratore Salvatore Giuffrida- specialmente da parte degli orafi. Negli ultimi tempi sta crescendo una clientela di privati che acquistano a scopi di investimento. Per ora è una nicchia di mercato che fa ordini contenuti. Ma non mancano le eccezioni. L'anno scorso un privato ha comprato 20 chili. Allora il prezzo si aggirava intorno ai 20 euro al grammo, oggi è sopra i 30». Il conto è presto fatto. A fronte di un investimento di 400mila euro, la plusvalenza è del 50%: 200mila euro.
C'è chi compra e c'è chi vende. L'esplosione dei negozi "compro oro" negli anni della crisi è un fenomeno noto. Tante famiglie in difficoltà in questi anni hanno approfittato del picco della quotazione, per vendere gioielli e altri oggetti per far fronte alle necessità. «In pochi anni abbiamo raddoppiato, da tre a sei, i nostri punti vendita. L'obiettivo è arrivare a quota 20» spiega Patrizio Locatelli della Se 6 che opera tra Bergamo e Brescia. La crescente domanda di oro fisico da investimento ha portato diversi negozi "compro oro" ad affiancare la vendita al dettaglio al tradizionale modello di business che consiste nel piazzare a grossisti e fonderie oggetti da rottamare acquistati dai privati. «Vogliamo ridere vita a un mercato che era molto florido nel nostro paese negli anni '60 e '70, quando le famiglie acquistavano soprattutto sterline in moneta», commenta Locatelli