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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 10:55.
È il solito balletto di dichiarazioni, sia concesso dire un po' "strampalato" e da "irresponsabili", che sembra contraddistinguere tutti i passaggi difficili dell'euro negli ultimi tempi. Così, oggi ha dato fiato alle polveri il presidente dell'Unione europea Herman Van Rompuy: Eurolandia e l'Unione europea nel suo complesso non «sopravviveranno» - ha detto - se i problemi di bilancio attuali di alcuni paesi non saranno risolti. Conseguenza? È cresciuta la speculazione contro l'euro che è sceso sotto quota 1,35 verso il dollaro. A ben vedere non un livello così basso (nella crisi del maggio scorso era sceso attorno a 1,18) ma, si sa, è la velocità con cui si mainfestano questi spostamenti a creare problemi.
Poco dopo è intervenuta, però, la dichiarazione "tranquillizzante".Il governatore della Banca di Francia Christian Noyer ha detto che: «Non é il caso di immaginare un 'Eurozona sul punto di sfasciarsi; sarebbe irresponsabile». «La situazione - ha aggiunto - è migliore di quanto non lo fosse la scorsa estate perché abbiamo meccanismi, soluzioni pronte in caso di necessità».
Un copione già visto. La cancelliera tedesca Merkel che accenna alla necessità di far "pagare" anche agli investitori privati il costo dei salvataggi e i premier, i ministri delle finanze che al G20 "smontano" la portata della dichiarazione. Il "cattivo" che la spara grossa e il "buono" che getta acqua sul fuoco. In mezzo, una situazione di Eurolandia che appare complicata, evoluzione di una crisi che non vuole mollare la presa (se il Pil non cresce il debito si consolida...).
Certo è che non si capisce per quale motivo (o forse si capisce fin troppo bene...) si debba assistere a simili balletti di dichiarazioni. Gli operatori, particolari investitori (e non il generico mercato) sono lì che non aspettano altro per fare i loro guadagni. Populismo da quattro soldi? Può darsi, ma basta fare una considerazione: secondo quanto risulta dai dati raccolti dalla Bis, in occasione degli stress test condotti lo scorso luglio, in assoluto le banche più esposte all'Irlanda sono quelle della Gran Bretagna con impegni per circa 150 miliardi di dollari. Ebbene proprio in questi giorni, a dar retta ai dati di Cma Market, quali sono i Cds (cioè i prodotti opachi su cui la speculazione gioca di più) che sono calati, segnalando minor pericolo? Proprio quelli delle banche inglesi. Sì, le banche britanniche che sono le più esposte all'Irlanda. Insomma, tirare le conclusioni è abbastanza facile...