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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 13:08.
Dopo il rialzo dei tassi di interesse del mese scorso, la Cina prosegue con la stretta monetaria aumentando per la seconda volta in due settimane le riserve obbligatorie delle banche. La decisione sarà effettiva a partire dal 29 novembre. Si tratta di una nuova stretta di 50 punti base che punta a frenare l'inflazione (in ottobre il dato è salito nel paese del 4,4%, il suo livello più alto in due anni).
Il giornale statale China Securities Journal, citando lo studio di un gruppo di esperti governativi, ha rivelato che i prezzi al consumo potrebbero salire del 3,8% nel corso del quarto trimestre. Il cumulativo del 2010 dell'inflazione quindi potrebbe leggermente superare l'obiettivo fissato dal governo. Secondo lo State Information Center, Pechino dovrebbe cambiare la sua politica monetaria per ridurre l'inflazione.
Nel corso di una sessione del Consiglio di stato presieduta dal premier Wen Jabao il governo ha peraltro deciso di reintrodurre parzialmente un meccanismo di controllo centrale dei prezzi. Il sistema largamente impiegato in epoca comunista, era stato abolito da tempo, in concomitanza con il procedere delle riforme economiche del paese.
Le direttive, emanate dal Consiglio di stato ai governi provinciali che dovranno applicarle, dichiarano che questi «se necessario» dovranno imporre prezzi massimi per materie prime strategiche nonché prodotti di consumo di largo impiego e derrate di prima necessità. Gli stessi governi potranno optare anche per sussidi su derrate e beni di prima necessità a chi percepisce redditi particolarmente bassi. In ottobre la crescita dei prezzi al consumo in Cina é stata del 4,4% su base annua, trainata dai prodotti alimentari (+ 10,1%) con particolare riguardo ai prodotti ortofrutticoli (+ 31%).
Il governo cinese ha annunciato che ha intenzione di accentuare la lotta contro l'insider trading a fronte di «una situazione grave» man mano che il mercato dei capitali in Cina é deventato sempre più «opaco e complesso». Lo rivela un comunicato pubblicato sul sito internet del Governo. «Lo sforzo di repressione contro l'insider trading é determinato da una situazione che si é fatta grave dopo che il mercato cinese é diventato più complesso ed opaco a seguito del lancio dei contratti a termine sull'indice borsistico», riporta il testo del Consiglio di stato, la più alta istanza del governo cinese. «Le relazioni tra gli attori del mercato sono complesse, i metodi di transazione numerosi, i modi di operare segreti e questo rende difficile il lavoro di indagine e le sanzioni». Per lottare contro il fenomeno il governo annuncia un sistema di controllo rafforzato, in collaborazione tra le autorità di controllo della Borsa, il ministro della Sicurezza e la Commissione che gestisce gli affari di stato.