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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 18:55.
Chi sarà il prossimo dopo Grecia e Irlanda, i due paesi della zona euro finiti sull'orlo della bancarotta? All'indomani dell'ok al salvataggio di Dublino è questa la domanda che gira nelle sale operative e l'incertezza si sente sui mercati azionari ed obbligazionari, protagonisti di un'altra seduta pesante. I perché della crisi che ha colpito i due paesi sono molto diverse, così come le ricette adottate per farvi fronte.
Le ragioni del buco della Grecia
Nel caso di Atene il buco di bilancio è largamente attribuibile alla dissennata e clientelare gestione della spesa pubblica. Il governo di centrodestra, precedente all'attuale, nel giro di cinque anni ha fatto esplodere il debito, passato dai 180 miliardi del 2004 ai 300 del 2009, anno in cui Karamalis passò il testimone al socialista Papandreou. Nello stesso arco di tempo il deficit è balzato dal 3,4 al 13,6% del Pil. Una delle voci che sicuramente hanno pesato di più sul bilancio è quella della spesa pensionistica. Nei mesi caldi della crisi gli enti previdenziali hanno accertato numerose frodi come quella dei 60.000 pensionati ormai deceduti che percepivano ancora l'assegno statale.
Le ragioni del buco irlandese
La crisi irlandese è invece soprattutto di origine bancaria. Gli istituti di credito sono stati travolti dalla crisi finanziaria, i cui effetti sono stati aggravati dallo scoppio della bolla immobiliare. Negli ultimi tre anni i prezzi delle case sono scesi di quasi il 50%. Il governo è stato così costretto a nazionalizzare Anglo Irish, Irish Nationwide ed Ebs, oltre a iniettare corpose dosi di liquidità in Allied Irish e Bank of Ireland. Questo ha fatto esplodere il deficit del paese, impennare rendimenti e spread sui titoli di stato.
Il piano di salvataggio della Grecia
Dopo mesi di rinvii e tutubanze (soprattutto della Germania alle prese con scadenze elettorali) il piano di salvataggio della Grecia viene approvato il 2 maggio 2010. Atene si accorda con Ue, Bce e Fondo monetario internazionale per un pacchetto triennale da 110 miliardi di cui 80 a carico dei patrner dell'area euro. Nel primo anno l'aiuto è di 45 miliardi, di cui 30 con prestiti bilaterali dai paesi dell'area euro (a un tasso di circa il 5%) e 15 dal Fmi al 3,26%. La fetta più corposa degli aiuti arriva dalla Germania (primo "azionista" dell'euro): 22 miliardi e 40 milioni di euro. Il prestito bilaterale dell'Italia ammonta a 14 miliardi e 70 milioni di euro. Inizialmente Atene avrebbe dovuto restituire questi soldi in quattro anni. Questo intervallo di tempo è stato esteso a 10 anni. Il ministro delle Finanze George Papaconstantinou ha detto che «spera in un via libera da qui a due mesi» a questa proroga.