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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 20:23.

Raggiunto a Bruxelles l'accordo per modificare il Trattato europeo di Lisbona inserendo il testo per poter creare un meccanismo di intervento permanente anti-crisi a favore degli stati dell'unione monetaria. Al Consiglio europeo partecipavano i capi di Stato e di governo dell'Ue e il presidente della Commissione José Manuel Barroso, sotto la presidenza di Herman Van Rompuy. Lo hanno indicato fonti diplomatiche europee.

Stando alle stesse fonti, l'accordo prevede che il testo da inserire nel Trattato Ue abbia un riferimento alla «indispensabilità» del ricorso al fondo anti-crisi in relazione alla stabilità finanziaria dell'unione monetaria. In sostanza, ci si riferisce alla possibilità di attivare il meccanismo permanente anti-crisi «se indispensabile a salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme». Nell'ultima bozza portata al tavolo dei Ventisette il riferimento all'indispensabilità non c'era. È stata la Germania a chiedere che l'idea dell'intervento «in ultima istanza» apparisse in qualche forma nel testo da inserire nel Trattato.

In definitiva, il testo concordato indica che «gli stati membri della zona euro sono autorizzati a stabilire un meccanismo di stabilità che sarà attivato se ciò si renderà indispensabile per garantire la stabilità della zona euro nel suo insieme. L'accesso all'assistenza finanziaria nel quadro del meccanismo sarà sottoposto a una stretta condizionalità». Si tratta della condizionalità relativa alle misure di consolidamento del bilancio e di riforma strutturale dell'economia che comporta l'accesso ai prestiti.

In compenso, per non smetirsi troppo sull'attitudine a marciare uniti e divisi allo stesso tempo, i leader dei 27 restano di opinioni contrapposte sull'idea di emettere eurobond. La questione, a quanto si è appreso, è stata sollevata nel corso della cena di lavoro dei capi di Stato e di governo dell'Ue, ma «non ha raccolto consensi». L'Italia, comunque, per bocca del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha avanzato la proposta e chiesto che si faccia uno studio di fattibilità ad hoc.

«Spero che avremo un bianco Natale ma non spero che questa sarà una notte in bianco». Era stata questa la battuta scaramantica con cui Van Rompuy aveva sdrammatizzato, nel suo intervento in apertura del vertice, le ipotesi di discussioni notturne.

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I leader dei Ventisette avevano sul tavolo un solo, crucialissimo, punto: l'approvazione di un emendamento "limitato" all'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Ue, necessario (secondo la Germania che lo ha preteso) per poter predisporre il futuro "Meccanismo europeo di stabilità" (Esm), ovvero il sistema permanente di risoluzione delle crisi che sostituirà dal giugno 2013 l'attuale Fondo temporaneo di stabilizzazione dell'Eurozona (European Financial Stability Facility o Efsf) da 440 miliardi di euro.

La discussione fra i Ventisette si è focalizzata sulla richiesta tedesca di due condizioni per evitare che si abusi del futuro Esm: da una parte, prevedendo esplicitamente che il ricorso al meccanismo sarà possibile solo come estrema risorsa (o "ultima istanza", come dicono i tedeschi) per i paesi dell'Eurozona altrimenti a rischio di 'default'; dall'altra, assicurandosi che tutte le decisioni di attivare il meccanismo siano prese all'unanimità (ma questo porrebbe il problema del veto) dagli Stati membri che ne faranno parte. Per fare un esempio, la "facility" temporanea che scade a metà 2013 e viene usata per la prima volta per salvare l'Irlanda richiede il voto unanime.

La modifica "limitata" del Trattato sul funzionamento dell'Ue (ma solo della sua terza parte, relativa alle politiche e azioni interne dell'Unione) è resa possibile dalla "procedura di revisione semplificata'' prevista dall'art.48, par.6 dell'altro Trattato, quello che istituisce l'Ue. A differenza delle revisioni ordinarie, la revisione semplificata viene attivata in base a una decisione unanime del Consiglio europeo, senza la convocazione di una conferenza intergovernativa, e dovrebbe consentire passaggi rapidi di ratifica parlamentare in tutti i gli Stati membri, evitando il ricorso (soprattutto in Irlanda e in Danimarca) al referendum, che è sempre un rischio, come insegna la travagliata vicenda del Trattato di Lisbona.

La decisione del Consiglio europeo consentirà di sottoporre la modifica del Trattato al parere consultivo della Commissione europea, dell'Europarlamento e della Bce, (come prevede sempre l'art.48). L'emedamento dell'art.136 verrà quindi approvato ufficialmente dal Consiglio europeo di marzo 2011, ciò che darà il via alle ratifiche da parte degli Stati membri, da concludersi entro il primo gennaio 2013.

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