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Finanza e Mercati Obbligazioni

Ok la prima asta di titoli di stato per il 2011 nonostante le vacanze ma la tensione resta alta

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 08:13.

Il Tesoro ha avviato ieri la raccolta di fondi per il 2011 collocando in asta 12 miliardi di euro di BoT semestrali e CTz a due anni: confermato l'importo massimo prefissato, rispettivamente 8,5 e 3,5 miliardi che entreranno nelle casse dello Stato il prossimo 3 gennaio. Questo maxi-incasso, in una giornata di fine anno con le sale dei trader semideserte e gli investitori istituzionali in ferie, ha confortato il mercato, sempre in ansia quando gli stati d'eurozona - core, semicore o periferici - chiedono soldi in prestito tramite i bond.

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Non hanno fatto notizia più di tanto, quindi, i rendimenti di BoT e CTz assegnati con un notevole rialzo rispetto alle emissioni di novembre: i Buoni semestrali sono stati venduti all'1,698%, 21 centesimi in più, mentre i CTz sono stati collocati al 2,937% equivalenti a una sessantina di centesimi in più rispetto a novembre.

La domanda in asta è risultata buona, con richieste che complessivamente hanno superato i 17 miliardi. Solida la presenza dei risparmiatori: stando a una grande banca italiana, gli investitori privati hanno aumentato del 10% l'importo del rinnovo del BoT semestrale già in portafoglio, scaduto per 9 miliardi. Il rapporto tra domanda e offerta si è mantenuto in queste aste in linea con le ultime emissioni, 1,55 volte per i BoT e 1,183 volte per i CTz: non è elevatissimo ma non va confrontato con il bid-to-cover di 2 o 3 volte sbandierato spesso da Spagna e Portogallo quando le aste hanno ammontari molto contenuti, denominati in centinaia di milioni. Oggi un altro banco di prova per l'Italia è la raffica di aste di BTp a 3 e dieci anni e CcT indicizzati all'Euribor per un importo massimo di 8,5 miliardi: tutta raccolta 2011.

Il rialzo del rendimento in asta, come hanno rilevato strategist e trader, ha riflesso il generalizzato aumento del premio sul rischio sovrano richiesto in questo fine anno a tutti gli stati nell'eurozona periferica. Ieri lo spread tra BTp e Bund decennali si è portato nell'orbita dei 185 centesimi, avvicinandosi al picco massimo toccato a fine novembre (quota 200) e allontanandosi dai 155 centesimi comunque registrati questo mese: il peggioramento degli spread, che non riguarda solo l'Italia, è causato anche da illiquidità, scambi rarefatti e portafogli istituzionali chiusi in attesa di aprire il nuovo anno con strategie rinnovate.

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I BoT italiani continuano a rendere circa la metà di quelli spagnoli. Ma resta il fatto che il Tesoro italiano per un prestito a sei mesi ha dovuto pagare ieri un margine di 45 centesimi sopra l'Euribor semestrale (contro i 22 centesimi dell'asta di novembre) e un margine di 103 centesimi sopra il tasso overnight Eonia (contro i 72 centesimi di un mese fa). La conferma che l'asta ha centrato un rendimento adeguato è giunta negli scambi dopo-asta: prezzo e rendimento sono rimasti inchiodati sui livelli di assegnazione, in virtù di domanda «genuina».

Le emissioni dei BoT o T-bill in Eurolandia potrebbero continuare a calare nel 2011, dopo il drastico taglio registrato quest'anno. Molti stati, tra i quali Olanda, Francia e Germania ma non l'Italia, erano ricorsi ai titoli di stato a brevissima scadenza per tamponare la crisi del 2008-2009: il miglioramento dei conti pubblici sta consentendo la riduzione dello stock dei T-bill, rispettivamente di 15 e 17 miliardi quest'anno per Francia e Germania. Secondo Unicredit, nel 2011 potrebbe essere il turno di Finlandia e Spagna: lo stock dei BoT in euro è previsto in calo l'anno prossimo dai 645 miliardi del 2010 a 640 miliardi, decisamente al di sotto dei circa 700 miliardi raggiunti nel 2009 ma ancora molto al di sopra dei circa 500 miliardi nel 2008.

La riduzione della quota dei titoli a breve scadenza, che dovrebbe essere attorno al 10% sullo stock dei bond governativi, è una strategia premiante in vista di rialzo dei tassi. I BoT del Tesoro in circolazione lo scorso 30 novembre erano pari a 143 miliardi, equivalenti a una quota del 9,22% sul totale degli oltre 1550 miliardi di titoli di stato: nel 1999 la quota era del 10,3% mentre nel 1990 era superiore al 30 per cento.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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