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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2011 alle ore 10:18.
Nel giorno del debutto assai positivo a Piazza Affari dei due nuovi titoli Fiat (Fiat spa e Fiat Industrial), Sergio Marchionne era presente a Piazza Affari. Il ceo del Lingotto non ha perso l'occasione per sottolineare alcuni punti essenziali rispetto al futuro prossimo della società automobilistica e della sua presenza in Italia.
Il referendum sull'accordo di Mirafiori
«Se al referendum vince il no con il 51% - ha detto Marchionne- , la Fiat non fa l'investimento a Mirafiori». «Se il referendum di Mirafiori raggiungerà il 51% di sì andremo avanti con il nostro progetto. La gente si deve impegnare a fare le cose. A Mirafiori la Fiat non ha lasciato fuori nessuno. Se qualcuno ha deciso di non firmare non significa che io abbia lasciato fuori qualcuno». Abbiamo bisogno di libertà gestionale e «non può essere condizionata da accordi che non hanno più senso». «La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom».
Marchionne: offensivo chiedere punti specifici di Fabbrica Italia
«È veramente offensivo il fatto che bisogna vedere i punti specifici del piano» «Non ho chiesto allo Stato, ai sindacati di finanziare niente - ha proseguito il manager - è la Fiat che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti necessari per portare avanti il piano. Andate in giro, voi e i sindacati, a raccogliere i soldi».
La salita in Chrysler
«Non so se é probabile, ma é possibile che saliamo al 51% se Chrysler deciderà di andare in Borsa nel 2011». «Non abbiamo oggi - ha comunque aggiunto Marchionne- nessun piano di fusione tra Fiat e Chrysler»
L'uscita da Confindustria
L'uscita da Confindustria di Fiat? «La vedo come possibile, ma non probabile», ha detto Marchionne. «Fiat non può continuare - ha aggiunto - ad essere condizionata».
La doppia quotazione
«Abbiamo il dovere di stare al passo coi tempi e di valorizzare tutte le nostre attività», ha detto il ceo del gruppo automobilistico rispetto alla doppia quotazione di oggi. «Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune. Questo è un momento molto importante per la Fiat, perchè rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza».