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Finanza e Mercati In primo piano

Per il Fondo monetario stabilità finanziaria a rischio

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 08:31.

Quasi quattro anni dopo la peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione, la stabilità del sistema finanziario globale «presenta un quadro non omogeneo» ed è «ancora a rischio». Lo scrive il Fondo monetario internazionale in un aggiornamento rispetto a ottobre del Rapporto sulla stabilità finanziaria globale (Gfsr) diffuso a Johannesburg, in Sudafrica. La ripresa - secondo l'Fmi - è a due velocità. Nel mondo industrializzato «la crescita resta modesta» e «le nuove tensioni nei paesi periferici dell'eurozona contribuiscono ad aumentare i rischi», mentre le economie emergenti restano il motore della ripresa, ma registrano «qualche segnale di surriscaldamento».

Ripresa globale
Nel dettaglio, la crescita globale si attesterà al 4,4% nel 2011 e al 4,5% nel 2012, in leggera decelerazione rispetto al 5% del 2010. Rispetto alle previsioni di ottobre l'Fmi ha rivisto al rialzo dello 0,2% le stime per l'anno prossimo mentre ha lasciato invariate quelle per il 2012.
Più in generale la ripresa continua «a due velocità». Le economie emergenti e in via di sviluppo faranno da traino con una crescita del 6,5% nel 2011 (+0,1% rispetto alle stime di ottobre) e del 6,5% nel 2012. La Cina si conferma motore dell'economia mondiale. Il Pil cinese si espanderà nel 2011 del 9,6% e nel 2012 del 9,5 per cento. L'economia indiana crescerà quest'anno dell'8,4% e nel 2012 dell'8 per cento. Nelle economie avanzate, dove il Pil salirà del 2,5% in entrambi gli anni di riferimento (+0,3% e -0,1% rispettivamente rispetto alle stime autunnali), «l'attività economica ha rallentato meno delle attese, ma la crescità rimane moderata, la disoccupazione è ancora alta e gli stress registrati nella periferia dell'area euro contribuiscono a mantenere alcuni rischi verso il basso».

A mettere a segno la performance migliore sarà l'economia statunitense destinata, secondo il Fondo, a crescere del 3% (+0,7%) nel 2011 e del 2,7% (-0,3%) nel 2012. Il Pil dell'area euro aumenterà invece dell'1,5% (dato invariato) l'anno prossimo e dell'1,7% (-0,1%) il successivo. Il ruolo di locomotiva spetta alla Germania la cui economia è prevista salire rispettivamente del 2,2% (+0,2%) e del 2% (dato invariato) nei due anni. In Europa bene anche la Gran Bretagna, che si vede confermare le previsioni di ottobre, pari al 2% per il 2011 e al 2,3% per il 2012. Un pò più lenta la Francia la cui crescita viene confermata rispettivamente all'1,6% e all'1,8% nei due anni.

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Rivisto al ribasso il Pil italiano nel 2012
Il Pil italiano crescerà dell'1% nel 2011 e dell'1,3% nel 2012. Il dato dell'anno prossimo resta invariato rispetto alle precedenti stime, mentre quello del 2012 subisce una revisione al ribasso dello 0,1 per cento. L'andamento dell'economia quarto trimestre su quarto trimestre è fissato all'1,2% per il 2011 e all'1,4% per il 2012.

Aumentare dimensione del Fondo europeo salva-Stati
L'Fmi esorta i governi europei a risolvere la crisi del debito e ad attuare riforme strutturali. I paesi dell'eurozona devono aumentare «la dimensione effettiva» del Fondo salva-Stati cui dovrebbe essere affidato «un mandato più flessibile». L'Fmi invita inoltre i paesi di Eurolandia a rafforzare anche i propri «meccanismi decisionali». Inoltre, per «ridurre l'incertezza e aiutare la ricostituzione della fiducia sui mercati», dicono i tecnici di Washington, la Bce dovrà «continuare a fornire liquidità alle banche che ne hanno bisogno e conservare il proprio programma di acquisto titoli sul mercato».

Nessun paese uscirà dall'Eurozona
Dall'Fmi arriva una nota positiva sulla stabilità prospettica dell'area euro. Secondo José Vinals responsabile del Dipartimento mercati dei capitali dell'Fmi, nessun paese uscirà dall'Eurozona. «La ragione è che - ha spiegato - anche i paesi più sotto pressione, come Grecia e Irlanda, che ora godono di un programma di sostegno, non hanno mai messo in questione l'adesione alla moneta unica e, invece, fanno quello che devono fare per aggiustare le politiche economiche e risolvere i propri problemi, ma tutto nel contesto dell'Eurozona». «Penso - ha continuato - che per questi paesi sia molto importante restare nell'eurozona, ma ci sono regole da seguire in un'unione monetaria. Questi Paesi si sono resi conti che se non le rispettano, devono recuperare il tempo perso». La resistenza dell'Eurozona «è dimostrata dal fatto che non solo nessun paese sta pensando di andarsene, ma ce ne sono altri, come l'Estonia che é appena entrata».

Nuovi stress test per le banche europee
Per le banche dell'Unione Europea sono necessari «ulteriori stress test, rigorosi e credibili» per ridurre l'incertezza e contribuire a riportare fiducia nei mercati. Agli stress test dovrebbero seguire «piani scadenziati per la ricapitalizzazione e la ristrutturazione degli istituti sottocapitalizzati e gestibili, e per la chiusura di quelli non operabili».

Il deficit degli Stati Uniti è doppio rispetto ad Eurolandia
Ma anche gli Stati Uniti - che pur registreranno la crescita più alta fra le economie avanzate nel 2011 - hanno nodi strutturali da sciogliere. Su tutti quello del deficit federale che si attesterà nel 2011 al 10,75% del Pil, più del doppio di quello dell'area euro. Il debito supererà il 110% del pil nel 2016. Secondo l'Fmi «l'assenza di un piano credibile e di medio termine» da parte degli Stati Uniti per risanare le finanze pubbliche potrebbe tradursi «in un aumento dei tassi di interesse, che potrebbe avere effetti negativi sui mercati finanziari e sull'economia globale».

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