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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 17:07.
Il presidente della Bundesbank, Axel Weber, lascerà il suo incarico il 30 aprile prossimo, in anticipo di un anno rispetto al suo mandato che era iniziato nel 2004 e doveva terminare nella primavera del 2012. Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, spiegando che la decisione é da ricondursi a «motivi personali». Il suo nome, come annunciato nei giorni scorsi, esce dalla lizza dei candidati alla guida della Bce. Il suo successore alla guida della Bundesbank «sarà reso noto nel corso della settimana prossima». Weber era il candidato ufficiale di Berlino e tra i favoriti per succedere a Jean-Claude Trichet alla guida della Bce dal novembre di quest'anno.
Nei giorni scorsi Weber aveva dichiarato che avrebbe preso una decisione dopo aver parlato con la cancelliera Merkel. L'annuncio, arrivato oggi dopo un incontro con la Merkel e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha posto fine a tre giorni di confusione. Tutto è iniziato in seguito ad una conversazione privata nella quale Weber aveva svelato di non volersi candidare per un secondo mandato alla guida della Bundesbank e la stampa tedesca aveva ipotizzato un suo passaggio ai piani alti di Deutsche Bank, la prima banca privata del Paese il cui ceo, lo svizzero Josef Ackermann, lascerà nella primavera 2013.
Il ministro dell'Economia tedesco, Rainer Bruederle, ha accolto con «profondo rammarico» la decisione di Weber che «ha lavorato sempre a favore di uno dei pilastri dell'economia di mercato, nella fattispecie l'indipendenza della Bundesbank». Weber, ricorda il ministro, «sapeva quanto la stabilità dei prezzi fosse imprescindibile per il benessere, la crescita e la giustizia sociale» e, «in questo senso, anche in situazioni non sempre facili, aveva contribuito a formare l'orientamento della Bce».
Considerato un «falco», il presidente della Bundesbank era di recente entrato in polemica con l'Eurotower, criticandone il programma di acquisto di titoli di stato dei paesi dell'Eurozona sotto l'attacco della speculazione (Grecia, Irlanda, Portogallo). Ed è probabile che questa sua rigida presa di posizione gli sia alla fine costata il posto.