Il 2018 sarà un anno da ricordare per Assobirra, l'associazione dei Birrai e Maltatori che rappresenta ben il 90% della produzione nazionale della bevanda di malto e luppolo. La consueta presentazione dell'Annual Report, ovvero la fotografia più precisa sullo stato di salute del comparto, riferita allo scorso anno, segna diversi record positivi che acquisiscono un maggior valore se inseriti in un contesto economico complessivo a dir poco non eccezionale. Il settore invece ha registrato un +4,7% in termini di produzione nazionale, che ha così superato i 16 milioni di ettolitri collocando l'Italia al nono posto della classifica europea. Bene anche il consumo che per la prima volta ha superato il tetto dei 20 milioni di ettolitri e, in particolar modo, il consumo pro capite mai così elevato nella storia, pur rimanendo tra i più bassi del Vecchio Continente, ovvero 33,6 litri.
Export in salute
Cresce anche l'export, passato in sei anni da 1,9 milioni ai 3 milioni di ettolitri e le importazioni, salite di due milioni di ettolitri in due anni. Insomma, uno stato di salute molto buono per un comparto
che genera un fatturato complessivo tra i 3,2 e i 3,4 miliardi di euro e rimane tuttavia gravato da accise tra le più elevate a livello europeo. Accise che comunque, dopo ripetuti incrementi, hanno
avuto delle piccole “limature” negli ultimi tre anni. «Frutto di un buon rapporto che siamo riusciti a coltivare con le istituzioni»,
ha osservato il presidente Michele Cason, «alle quali abbiamo spiegato come il settore, se meno gravato, può investire maggiormente
e crescere meglio. Non solo in termini di produzione, ma anche di prospettive occupazionali».
La birra si beve anche durante i pasti
Quello che sta davvero cambiando nel nostro Paese, e che raccontano i numeri dell'Annual Report, è il rapporto che gli italiani
hanno con una bevanda naturale, di grado alcolico generalmente contenuto e capace di accompagnare serate fuori con gli amici
così come il consumo casalingo e durante i pasti. «Solo l'Italia», ha infatti osservato Alfredo Pratolongo, vicepresidente
dell'associazione, «ha sviluppato così tanto il consumo di birra durante i pasti. Un consumo supportato naturalmente dalla
nostra cultura e dalla nostra predisposizione, ma un consumo sul quale Assobirra ha puntato da tempo e i cui frutti stiamo
cominciando a raccogliere». Che la birra piaccia agli italiani in misura sempre maggiore è di per sé una buona notizia per
la filiera, ma il fatto che piaccia anche all'estero è una notizia anche migliore. In dieci anni i volumi che hanno attraversato
la frontiera sono più che raddoppiati con il mercato britannico a guidare la classifica dei principali Paesi di destinazione.
L’ombra della Brexit sull’export in Uk
Una classifica che però potrebbe subire delle modifiche alla luce di quella che dovrebbe essere una imminente Brexit. «La
Brexit è un'ombra per quanto riguarda l'export», ha spiegato Cason, «perché le maggiori difficoltà a raggiungere quel mercato
nel dopo Brexit saranno accusate soprattutto da quelle aziende italiane che sono meno strutturate». Già perché il mercato
della birra è cresciuto anche grazie ai piccoli produttori che hanno impresso un'accelerazione alla cultura e alla ricchezza
che si celano dietro la classica “bionda”. Una categoria, rappresentata in parte anche all'interno di Assobirra, cresciuta
enormemente nell'ultimo decennio sebbene, dati alla mano, recentemente sembra che l'exploit si stia ridimensionando pur mantenendo
il segno positivo.
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