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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2012 alle ore 15:33.

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VERONA - Vinitaly all'insegna dell'euforia. Il più visitato salone internazionale dedicato a vini e distillati si apre oggi per gli operatori in un clima di grande ottimismo grazie al crescente successo riscosso dal vino italiano sulle tavole di tutto il mondo e che quest'anno a Verona ha prodotto un riconoscimento indiretto: la crescita del 70% degli espositori esteri.

La 46esima edizione di Vinitaly (da oggi al 28 marzo alla Fiera di Verona) registra l'overbooking con 4.200 piccoli e grandi produttori che incontreranno buyer in arrivo da oltre cento Paesi. Tra i 156 espositori esteri anche una settantina di produttori francesi, i "maestri" che solo ora hanno iniziato a percepire l'importanza della manifestazione veronese (la scorsa edizione ha richiamato 150mila visitatori) e il fatto che non possono più sottrarsi al confronto con i produttori italiani di qualità, che del resto ritrovano puntualmente a Bordeaux con Vinexpo e a Dusseldorf con ProWein. Quest'anno a dare maggior respiro internazionale alla kermesse veronese per la prima volta ci sono produttori provenienti da Uzbekistan, Moldavia, Azerbaijan e Armenia oltre ai "tradizionali" espositori sloveni, americani, spagnoli e argentini. Gli stranieri sono attratti dal mercato italiano (che però è declinante) e dall'opportunità di incontrare i buyer provenienti da oltre cento paesi.

Il 2011 è l'anno del record storico per il nostro export con 4,4 miliardi (+12%) e 24 milioni di ettolitri: oramai di vino italiano se ne consuma più sulle tavole dei mercati esteri che nel nostro paese. Come spiegare il successo? «La riforma dell'Ocm vino – osserva Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini – ha spinto gli imprenditori italiani a mettersi insieme e fare squadra. Gli interessi particolari sono stati superati dalla voglia di centrare i grandi obiettivi sui mercati internazionali. E questo spiega la grande evoluzione degli ultimi anni delle società vitivinicole».

Per Simone Pallesi, ad di Castiglion del Bosco (che fa capo a Massimo Ferragamo), «c'è stato un processo di forte selezione imprenditoriale, imposto anche dalla necessità di contrastare il declino dei consumi interni con una forte proiezione internazionale. Nel caso del Brunello il Consorzio ha avuto un ruolo ma c'è ancora tanto da fare rispetto ai piccoli produttori che non hanno la struttura adeguata per andare all'estero». Ma anche Vinitaly è «fondamentale – sostiene Ettore Riello, presidente di Veronafiere – per la promozione del vino in Italia e all'estero. E l'edizione 2012, che vede l'incremento degli espositori diretti e totali, presenta le novità per renderla un evento più orientata al business. A cominciare dal cambio della data: si passa infatti a una rassegna più breve di un giorno e concentrata da domenica a mercoledì invece che da giovedì a lunedì. Una soluzione pensata per ottimizzare le iniziative dedicate all'incontro tra espositori e i buyer, con più spazio agli operatori del canale horeca e ai sommelier».

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