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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 08:07.

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Prima erano i pesaresi a fornire l'Ikea, piccoli e piccolissimi produttori riuniti in rete ("tu dai a me le ante, io le monto con i profili e lui ci mette i piani") che, sino agli anni 90, riempivano la provincia di Pesaro di fabbrichette, laboratori e capannoni , in grado di fornire cucine complete di elettrodomestici , tavoli, sedie e rubinetti e anche camere e soggiorni.

Fabbricavano per tutti, arabi, Ikea, tedeschi, russi, erano circa un migliaio ma con un limite che, per i grandi gruppi del retail, diventa condizionante: troppo piccoli, poco organizzati, finanziariamente fragili. Il modello-rete non ha retto molto, così Ikea ha scelto il Triveneto dove si concentrano i maggiori produttori di mobili e componentistica di grande qualità e soprattutto capaci di consegnare mega-forniture senza sgarrare un giorno e a prezzi eccellenti. E con una logistica così organizzata che dalle loro mega fabbriche escono file di tir diretti verso tutti i mega Ikea nel mondo, facendo risparmiare al gigante svedese tra l'8 e il 10%.

Il Triveneto infatti è l'unica zona dove sono nati i giganti veri del mobile, i consorzi, poco conosciuti, fornitori dei general contractor dei real estate in Asia, Usa, Australia, Medio oriente eAfrica, specializzati in contract e, negli anni 90, passati anche al mercato retail. I fornitori di componenti per questi grandi gruppi sono allenati a lavorare con la massima efficienza, investendo direttamente e per conto dei loro clienti, notevoli risorse in R&D. In realtà i primi fornitori di ikea sono stati nomi illustri di cucinieri, tra i quali c'era Snaidero e, al di fuori del Triveneto, anche l'emiliana Copart e la toscana Stosa.

Qualsiasi sia il nome del cuciniere dal quale Ikea si è fornita e si fornisce, una regola è fondamentale: il brand Ikea comanda.. Con le prime avvisaglie della crisi, Ikea, in nome della limatura dei costi, ha deciso di…"tagliare" anche l'ultimo anello della filiera, bypassando quasi tutti i produttori di mobili per andare direttamente alla fonte: da quei fornitori di componenti e kit presso i quali un po' tutti i produttori europei comprano. Gran parte dei mobili Ikea sono costruiti e assemblati in kit dal gruppo Maccan dell'omonima famiglia (originaria di Prata, Pordenone) che con il gioiello del gruppo, la trevigiana Friul Intagli, (a Treviso anche piccoli fornitori come Castagner) ha praticamente il monopolio di fornitore per l'arredo. Grazie a Ikea Maccan oggi realizza un fatturato oltre i 260 milioni di euro (erano sotto i 60 all'inizio degli anni 90), 400 dipendenti e produce 25 milioni di metri di profili l'anno, 11 milioni di ante, 4,5 milioni di posto formati.

E, rispetto a rumeni, cinesi, polacchi e indiani, investe parecchio in innovazioni e tecnologie –al posto dei suoi fornitori e di Ikea-così da essere sempre più avanti. Perché gli svedesi hanno capito il segreto del successo della casa-Ikea: mobili si buon prezzo, in kit, ma belli, molto belli, e made in Italy. E anche gli elettrodomestici sono made in Italy, della Whirlpool, che ha la sua sede europea e parte delle sue fabbriche in Italia, forniti a Ikea con il suo marchio.

C'è maretta, comunque, anche per Maccan, perché l'Ikea avrebbe deciso di sfilare forniture per 45 milioni di euro all'azienda per portarle in Polonia e per questo ci sarebbero circa 200 lavoratori interinali non confermati.

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