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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 13:53.

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In tavola cibi sempre pèiù esenti da residui
L'impegno in ricerca delle aziende produttrici e la filiera agricola impegnata nel rispetto delle regole nell'utilizzo degli agrofarmaci ha consentito di avere alimenti in tavola sempre più esenti da residui. «Ormai - spiega Rosso - in oltre il 60% dei casi non ci sono residui negli alimenti e quasi nel totale del resto i residui sono sotto i limiti di legge». Secondo i dati del ministero della Salute, infatti, in Italia il 99,2% dei campioni risultano a norma: esattamente il 62,5% dei campioni esaminati sono risultati del tutto privi di residui, mentre il 36,7% dei campioni è risultato nei limiti di legge. Solo lo 0,8% dei campioni ha superato la soglia di legge, contro una media del 3,5% dei paesi europei. Secondo l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), comunque, il 97,4% dei campioni analizzati nel corso del 2009 nell'Unione europea è risultato al di sotto dei livelli massimi di residui consentiti dalla legge.

Dal grano dei faraoni in poi, come evitare lo sviluppo delle micotossine
Nei tanti rettangoli del campo prova, rigorosamente divisi l'uno dall'altro, si sperimentano ibridi di grano che non sono ancora in commercio, viene studiata la resistenza ai principali parassiti. Si parte dal grano dei faraoni, perché oggi il mercato chiede anche di riscoprire sapori antichi. In questo caso si sta studiando questa specie per eventuale produzione di alimenti per celiaci, visto che questo tipo di grano contiene proteine che non disturbano le persone che soffrono di questa patologia. Si studia, poi, come evitare lo sviluppo di micotossine, sostanze tossiche prodotte da funghi che potrebbero svilupparsi in questo tipo di coltivazione e ne blocherebbero la vendita. Nei secoli passati queste micotossine arrivavano ad uccidere.

Dalla grande distribuzione richiesta di grano senza glutine
C'è una grossa richiesta della grande distribuzione in questa direzione, per la produzione del pane. C'è anche il grano saraceno che non ha glutine, ma ha costi elevati ed è un prodotto di nicchia. Si susseguono i campi, con spighe di grano una diversa dall'altra, con i nomi più disparati. Il 23 giugno ci sarà la trebbiatura. Intanto gli agricoltori arrivano, osservano i risultati, poi la parola passa ai mulini. Le prove nei campi possono durare anche 2-3 anni, con climi diversi, effettuate dal Nord al Sud d'Italia.

Un agrofarmaco costa 280 milioni dalle prove di laboratorio alla produzione industriale
Per far arrivare sul mercato un agrofarmaco, spiega Rosso, possono servire anche dieci anni. I costi, a partire dalle prove di laboratorio e per arrivare alla produzione industriale, possono superare i 280 milioni di euro. Dal 14 giugno 2011 l'immissione in commercio dei nuovi agrofarmaci registrati seguirà le linee guida del regolamento europeo (Ce) n. 1107/2009.

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