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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 08:17.

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Eppure all'Itis Galilei – su internet si trova ancora come istitutoconciario.it, nonostante negli anni si siano aggiunti nuovi indirizzi – la scelta di portare i futuri studenti a visitare le imprese e ad assistere dal vivo alle lavorazioni sta dando i suoi frutti, con un aumento delle iscrizioni: «C'è la consapevolezza che questo settore ha fatto la storia del paese – dice la preside, Eleonora Schiavo – Grazie alla collaborazione con le aziende, però, si fa capire anche quanto il lavoro sia diventato meno duro, più automatizzato, con aspetti legati alla qualità, alla moda, alla scelta dei colori, che piaccono anche alle studentesse».

Un interesse per le "tecnologie del cuoio" del tutto nuovo: «Per anni abbiamo sofferto la mancanza di tecnici e manodopera specializzata – osserva Peretti – perché, diciamo la verità, quell'indirizzo era visto dalle famiglie, dalle mamme, una serie B della formazione, tutti al liceo erano destinati i figli. Un problema italiano, più che nostrano. Oggi, con la crisi che morde, si capisce che forse è meglio studiare qualcosa che poi dia la possibilità di trovare un lavoro, piuttosto che sfornare ingegneri e professori e poi ritrovarseli a spasso».

Automazione e innovazione nel frattempo sono entrati in fabbrica, aumentando la produttività e l'efficienza, in un settore "obbligato a cambiare", spiega Roccardo Rossetto, presidente della sezione concia, chimica e plastica di Confartigianato Vicenza: «Molti, qui, sono terzisti specializzati. Quando c'era una montagna di lavoro hanno assunto con generosità, comprato impianti, investito. E ora si trovano orfani, con le macchine e gli operai inutilizzati. Negli ultimi sette, otto anni, la produzione è calata del 30%, la situazione è aggressiva, c'è chi si abbassa al limite della concorrenza sleale, e altri che non hanno più i soldi per i Tfr o per pagare i mutui sui capannoni. Nelle riunioni di categoria è capitato di dover dire a chi è in difficoltà: chiudete, prima che sia troppo tardi, prima di compromettere il lavoro di una vita».
L'errore, sostiene Rossetto, è stato puntare sulla quantità, più che sulla qualità: «Ma se sapremo tornare ai livelli che conosciamo, qualificarci, tornare al passato di questo distretto, allora tutti si accorgeranno del valore che abbiamo fra le mani».
IL RATING DEL SOLE
Il punteggio
Attraverso una griglia di 14 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. L'area vicentina della concia si distingue per innovazione ed export, mentre la capacità di fare rete e l'occupazione sono i limiti.PUNTI DI FORZA IL GIUDIZIO
1
INTERNAZIONALIZZAZIONE

La concia esporta 2,5 miliardi su un valore della produzione di 1,8 miliardi. Il primo Paese di destinazione (con una quota pari al 17%) è la Cina, le cui grandi potenzialità comunque non raggiungono per qualità e innovazione la produzione italiana. Arzignano, primo distretto conciario nazionale, produce il 51% del totale italiano, il 32% dal fatturato europeo (e l'8% a livello mondiale). ALTA

2
INNOVAZIONE

I prodotti sono sempre più evoluti, i processi si affinano e lo fanno rispettando i parametri ambientali più rigidi, adottati prima che ci fosse una specifica norma europea. Un Gruppo come Mastrotto, il principale player europeo del settore, è in grado di realizzare seicento codici colore con consegna just in time in tutto il mondo. Così si intercettano le esigenze dei settori più legati alla moda. BUONA

3
ANTI CONCORRENZA SLEALE

La concorrenza esiste, ma si ferma alle produzioni più standardizzate, a basso valore aggiunto. Dove invece entrano in gioco la qualità, l'innovazione e la ricerca, la capacità di proporre servizi e caratteristiche senza diverse, il distretto di Arzignano riesce a prevalere sulle pelli lavorate in altri Paesi, per quanto riguarda sia gli aspetti tecnici (resistenza per l'automotive, ad esempio) che estetici. DISCRETA

PUNTI DI DEBOLEZZA

1
OCCUPAZIONE

Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate per la concia in provincia di Vicenza, nel periodo gennaio-giugno 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011 sono passate da 64.690 a oltre 91mila, con un incremento del 41,22 per cento. L'impatto della crisi, che sta riducendo i quantitativi lavorati, sta rimettendo in discussione anche il processo di integrazione delle comunità straniere. BASSA

2
ATTRATTIVITÀ

La specificità di una materia prima organica, che richiede l'uso di sostanze chimiche e crea inquinamento e odori, ma soprattutto scandali, casi di frodi Iva e altri di illegalità, avvicinano ancora la concia a un settore "difficile", facendo passare in secondo piano anche conquiste quali la riduzione dell'impatto ambientale, ormai acquisita, e l'ingresso dei codici etici nelle aziende maggiori. SCARSA

3
CAPACITÀ DI FARE RETE

Nessuna forma di aggregazione o collaborazione è stata attuata, e nemmeno – finora – discussa o progettata. Per le realtà più grandi non serve, il problema si pone decisamente per le aziende artigianali e il loro calo di fatturato causa crisi. Molte di queste hanno investito negli anni migliori, hanno acquistato macchinari e assunto personale: oggi spesso si tratta di risorse inutilizzate in tutto o in parte e che è difficile riuscire a mantenere. INSUFFICIENTE

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