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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2012 alle ore 06:44.

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Arabi, asiatici, mediorientali e russi ricchissimi: ecco verso chi è diretto il 98% della produzione di Rcm Gioielli. Sei clienti selezionati in Italia e una valigia sempre in mano per prendere l'aereo. Il fatturato 2010 è di 5,7 milioni. «Nella mia vita – spiega Ricci per dare il senso della fatica che ripaga un imprenditore che a 23 anni si era già messo in proprio dopo 8 anni di duro apprendistato – ho calcolato di essere stato in volo per oltre un anno consecutivo, ma non ho mai smesso di imparare anche grazie a questo distretto dove ancora trovo tutto ciò di cui ho bisogno. I miei pezzi sono frutto di ricerca e capacità professionali con le quali mi presento sui mercati sapendo di non essere copiabile ma sapendo anche di dover stare sempre un passo avanti rispetto agli altri. Quando i cinesi saranno arrivati ai miei livelli io sarò già oltre». Ha lavorato anche 15 anni per Boucheron, maison alla quale ha dato pezzi irripetibili ma «sempre frutto del mio lavoro, delle mie idee e dei miei progetti», spiega in polemica con la catena di montaggio che 30 anni fa ha cominciato ad affascinare molti suoi colleghi, finiti con il vendere l'anima alle griffe in cambio di margini ridotti.

Già la formazione. Christian Cuscunà sembra più un nome d'arte esotico che l'identità anagrafica di un giovane e geniale diplomato calabrese del For.Al, il consorzio per la formazione professionale nell'alessandrino che a Valenza ha una sede. Il suo caso rischia di essere emblematico di una formazione appesa al filo della precarietà. Mauro Buzzio, formatore della scuola, di questo ragazzo dice: «In 25 anni di Bulgari uno così non l'ho mai visto ma trovargli un posto di lavoro non è stato facile. Sa far tutto, dal disegno alla creazione».

«Non c'è dubbio – spiega Gilberto Preda, vicepresidente dell'Associazione orafa valenzana (Aov) – che molta strada deve essere fatta sul percorso della formazione e dell'aggiornamento continuo. La formazione deve rispettare le esigenze delle imprese che a loro volta debbono essere in grado di dire cosa serve».

Eppure For.Al ogni anno di più corre il rischio di restare fuori dal mercato: latitano le preiscrizioni ed è un paradosso in un distretto nel quale le competenze dovrebbero essere ricercate come il pane. Certo il posto fisso statale (fino a ieri) dà qualche garanzia in più nella retribuzione di lungo periodo ma non basta questo a giustificare il calo delle aspirazioni. Forse per questo molti la formazione la fanno in casa. «Per imparare il mestiere – dichiara Lorenzo Ricci con una visione nostalgica a tempi che non torneranno più – per due anni sono rimasto fianco a fianco dei maestri orafi dei cugini Carnevale per ore. Il rapporto era uno a uno: un maestro e un allievo. Oggi non è così e chi esce dalla scuola crede di sapere tutto e spesso sa fare solo una cosa. E pensare che lo spazio c'è e questo distretto ha bisogno delle competenze».

For.Al ce la mette tutta nei stretti margini di manovra che ha: l'insegnamento è di qualità e passa ogni anno una selezione rigida da parte della Regione Piemonte. E poi basta entrare nella sede per capire l'amore per l'arte che viene trasmessa ad alunni e lavoratori che vogliono riqualificarsi nei periodi di cassa integrazione o per quelli occupati che vogliono aggiornarsi. Peccato che, come ricorda la direttrice, Veronica Porro, la burocrazia faccia di tutto per affossare l'amore per l'arte. «Vantiamo un credito di 2,5 milioni dalla Regione – spiega affranta per il futuro della struttura – e così siamo costretti a ricorrere alle banche e pagare persino gli interessi sugli anticipi che non possiamo certo rendicontare come spese rimborsabili». Nel distretto del gioiello è insomma difficile tenere in vita chi dovrà dare vita ai maestri di domani.
RATING ITALIA Il punteggio
Attraverso una griglia di 12 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Gli orafi di Valenza in questi anni sono riusciti a restare competitivi grazie alla grande innovazione e alla vocazione internazionale

PUNTI DI FORZA 1
INNOVAZIONE

Il distretto di Valenza fa dell'innovazione uno dei suoi maggiori punti di forza. La ricerca del "nuovo" è continua e riguarda l'intera filiera. Non solo, dunque, i designer o i modellisti ma persino gli incassatori: quelli al passo con i tempi usano ormai il microscopio. Certo bisogna fare i conti con il fatto che questo distretto è molto tradizionalista ma solo chi ha seguito nuove strade è riuscito a mantenere le posizioni o addirittura accrescerle.

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