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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2012 alle ore 08:53.

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Alcune fasi della produzione di sanitariAlcune fasi della produzione di sanitari

«Questo impianto è quanto di più tecnologicamente avanzato esista nel nostro settore. Arrivano da tutto il mondo per visitarlo, dal Giappone e dall'America. Andiamo a un filo di gas e sforniamo 400mila pezzi all'anno, ma potremmo arrivare fino a 800mila». Qualcosa sta ancora cambiando a Civita Castellana, e la nuova frontiera si chiama innovazione e green economy.

Il suo avamposto è proprio qui, in provincia di Viterbo, dove si concentra la metà della produzione nazionale di sanitari per il bagno e la cucina. E la storia è quella della Catalano, azienda da 50 milioni di fatturato di cui il 60% all'estero e 300 dipendenti, con una produzione di altissima gamma, che racconta meglio di ogni altra l'identità di un distretto che ha sempre reagito ai cicli economici trasformandosi in continuazione per restare sul mercato tanto da tenere testa alle grandi multinazionali del settore.

«Abbiamo investito 40 milioni negli ultimi quattro anni perché ci siamo resi conto – spiega l'amministratore delegato Mario Rossi – che il momento era difficile e non c'erano altre strade: l'unica possibilità che avevamo di difenderci dalla concorrenza globale era scommettere sulla tecnologia, l'alternativa sarebbe stata delocalizzare. L'obiettivo era fare la migliore qualità, guardano all'etica. Così abbiamo tutelato l'occupazione e ottimizzato le condizioni di lavoro. Produciamo a bassissimo impatto ambientale abbattendo del 30% i costi dell'energia e anche i sanitari che escono dalla fabbrica con un marchio di garanzia sono a basso consumo di acqua. Gli scarti sono separati e riciclati e l'impatto ambientale dei rifiuti industriali degli stampi è azzerato».

È stata proprio la qualità a traghettare Civita Castellana verso una produzione che dagli anni 50 a oggi ha cambiato pelle più volte, caratterizzata da un tessuto di piccole e medie imprese con una forte specializzazione. La vocazione alla ceramica del distretto ha origini antichissime e nasce sulle caratteristiche naturali del territorio, la ricchezza dell'acqua e i materiali naturali pregiati, come l'argilla e i silicati di alluminio puro. Ma lo sviluppo industriale parte nel dopoguerra dalla stoviglieria, entrata però in crisi verso la fine degli anni ottanta con l'arrivo della concorrenza estera e non più competitiva sul fronte dei costi e che ha portato alla chiusura della Quadrifoglio, primo produttore europeo con oltre 600 addetti. Per questo motivo le imprese sul territorio, forti anche di una buona dotazione di infrastrutture di comunicazione, si sono riposizionate e quelle che producevano sanitari, che esistevano, ma erano "residuali", hanno consolidato la loro presenza, trainate dal boom dell'edilizia residenziale degli anni ottanta. Facendo da traino per l'intera economia regionale e continuando tuttavia a modificarsi negli ultimi due decenni.

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