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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2012 alle ore 15:18.

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Adesso che l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'Ilva c'è e le sue prescrizioni ferree sono note (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), a Taranto ci si chiede: basterà questo provvedimento, che obbliga l'azienda a risanare, ad evitare la chiusura della fabbrica da parte dei magistrati? Il procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, non si sbilancia, nè risponde al ministro Corrado Clini che l'altra sera ha auspicato la possibilità di superare ogni conflitto. «Il giudizio sull'Aia non possiamo certo darlo adesso – osserva il procuratore – per il semplice fatto che il provvedimento definitivo non c'è. Esiste solo una bozza che deve compiere ancora qualche passaggio prima di diventare decreto. Quando l'atto sarà ufficiale, lo studieremo e valuteremo».
E tuttavia qualche paletto, inteso come garanzia di attuazione, Sebastio sembra porlo quando dice che «bisogna anche intendersi sulla realtà che abbiamo difronte. Ovvero se pensiamo che lo stabilimento non sia pericoloso, allora gli diamo tempo, anni e forse anche decenni per mettersi a norma, ma se tutti conveniamo, come mi pare, che il pericolo c'è, allora la situazione è diversa». Insoluto è l'interrogativo se l'Ilva possa risanare producendo, e l'Aia (che sarà esaminata in Conferenza dei servizi il 18 ottobre) si muove senza dubbio in questa direzione, oppure se la produzione potrà riprendere solo a risanamento compiuto, dopo l'eliminazione delle emissioni nocive, la fonte del reato, che, a luglio, ha fatto scattare l'ordine di sequestro.

«Leggo – osserva ancora Sebastio – che l'Ilva dovrebbe scendere con la produzione di acciaio da 15 milioni a 8 milioni di tonnellate l'anno. Non sono un tecnico ma vado a memoria perchè vivo a Taranto: anche negli anni migliori, l'Ilva si è sempre attestata intorno ai 9 milioni. Poi, se sto al Tribunale del Riesame, la cui pronuncia non è stata appellata dall'azienda in Cassazione, l'Ilva nemmeno 1 milione di tonnellate potrebbe produrre».
In verità, già un mese fa Sebastio è stato molto esplicito quando ha detto, proprio per spazzare via ogni equivoco, che all'azienda è «inibita» la produzione, e coerente con questa direttiva è anche l'ultimatum di sabato scorso dei custodi all'Ilva: avviate entro cinque giorni le operazioni di spegnimento.
Sembrerebbe difficile un allentamento della tensione. Però, più volte lo stesso Sebastio ha manifestato piena disponibilità ad esaminare le proposte dell'Ilva, per cui non è azzardato pensare che un nuovo piano aziendale attuativo dell'Aia, con cronoprogramma e finanziamenti, potrebbe aprire scenari diversi. Dalle prossime mosse dei custodi si capirà in quale direzione si va.

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