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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2012 alle ore 07:41.

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Quando il presente è buio e il futuro è incerto non resta che volgere al passato. Lungo il fiume Livenza, nei 19 Comuni del mobile e del legno in provincia di Pordenone, non si perde occasione per ricordare i bei tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, quando i commercianti di queste parti riempivano di legname le navi, che risalendo il fiume giungevano fino alla città lagunare per approvvigionare l'Arsenale.

Allora – a fare incetta di legname per costruzione – erano le nazioni più ricche e più forti, che dovevano ampliare le flotte navali e conquistare piazze e mercati. Un'internazionalizzazione ante litteram che nel corso dei secoli si è persa. Oggi il distretto del legno-arredo della provincia di Pordenone (mobili, cucine, imbottiti, porte, finestre, pavimenti per l'edilizia, ante, cassetti, finitura e imballaggi tutto fatto in casa senza delocalizzare all'estero, grazie a una filiera di designer, professionisti e artigiani) esporta soltanto il 30% della produzione ma, nonostante la crisi che qui è deflagrata a fine 2009, continua a richiamare innovazione e occupazione.

Certo, i numeri non sono più quelli di 20 o 10 anni fa visto che, anche qui,si è assistito, come ricorda Fabio Simonella, presidente della sezione legno-arredo di Unindustria Pordenone, «a un dimagrimento che ha accelerato la pulizia». Non saranno quelli di un tempo, ma sono comunque numeri importanti. Le imprese sono 1.739 (506 industrie, 443 ditte artigiane e 790 commerciali, di cui 530 di intermediazione). Gli occupati sono 17.500, dei quali mille impiegati nelle aziende commerciali. Il fatturato sfiora due miliardi, di cui 700 milioni vanno in esportazioni, principalmente verso Germania, Francia e Regno Unito. Unindustria calcola che nella provincia di Pordenone un residente su quattro è direttamente o indirettamente legato alla filiera.
Il territorio, peraltro, non solo sta assorbendo la crisi ma inaspettatamente sta conoscendo una stagione di (ri)nascita socio-culturale. Lo sottolinea Philippe Daverio, storico dell'arte e docente di design industriale all'Università di Palermo, che quest'anno ha arricchito la XIII edizione di Pordenonelegge. «In questo territorio è in corso una mutazione che non mi so spiegare – dice Daverio – ma che vede coinvolte le energie dei giovani. Bisognerà vedere come coniugare risveglio intellettuale e produzione ma in questa terra il passato può dialogare con il contemporaneo e immaginare il futuro».

E allora se molte imprese locali del legno, del mobile e dell'arredo – che coprono il mercato domestico della fascia media – stanno reagendo alla crisi e la società ha sete di novità e confronto, è il momento di guardare verso i nuovi mercati. Chi lo ha fatto ha le credenziali per andare avanti.

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