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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 08:20.

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Cento chilometri di eccellenza, una linea retta che solca l'Emilia e la crisi e sbocca nel baricentro bolognese per dimostrare ai mercati globali che si può essere leader anche in piena recessione, anche in un sistema-Paese come l'Italia, anche (e soprattutto) nel mezzo di una filiera a corto raggio e con costi superiori ai competitor.

Il distretto delle macchine per l'imballaggio bolognese è un unicum che sbalordisce nella cronaca economica dell'ultimo lustro: non un operatore, grande o piccolo che sia, che si lamenti o che preveda quest'anno dinamiche di fatturato in calo, avendo tutti già superato di misura i valori pre-crisi con quote export oltre il 90% dei volumi; la disoccupazione non esiste; i tentativi di imitazione cinese fanno sorridere e la competizione tedesca, l'unica davvero temuta, è finora sempre stata contenuta a suon di innovazione e flessibilità.
In questo distretto che ha il cuore a Bologna e articolazioni tra Modena, Reggio e Parma, una recente ricerca della Fondazione Edison calcola si concentri un business da 3,1 miliardi con 170 imprese e 13mila addetti. Restringendo il fuoco sul fulcro bolognese i numeri scendono a 134 aziende, 11mila addetti e 2,4 miliardi di fatturato, ovvero il 60% dell'industria nazionale delle macchine automatiche rappresentata da Ucima. Un cluster che batte il diretto concorrente del Baden Württemberg per dimensioni, con i primi quattro big player (Coesia, Sacmi, Ima e Marchesini Group) che insieme valgono il 50% in più dei primi 4 big tedeschi. Qui, nella valle del packaging, si costruiscono apparecchi che dosano e impacchettano sigarette, medicine, saponi, cosmetici, bibite, alimenti, mobili...tutto ciò che ogni giorno passa tra le nostre mani con una confezione rigida o flessibile attorno.

Una diversificazione produttiva legata a settori-clienti anticiclici come alimentare e farmaceutica, accompagnata da costanti investimenti in innovazione (in media il 5% dei ricavi è per R&S) che spiega il perché questo distretto si prepari a chiudere un altro bilancio in crescita di almeno 5 punti percentuali «e con un portafoglio ordini pieno, dunque con buone prospettive anche per la prima metà del 2013, avendo noi cicli produttivi lunghi, dai 6 ai 9 mesi», anticipa Maurizio Marchesini, che oltre a essere il presidente di Confindustria Emilia-Romagna è vicepresidente Ucima e ad dell'omonimo gruppo bolognese, fondato dal padre Massimo nel 1974 nel garage di casa, dove realizzò la prima macchina astucciatrice. Gli ultimi dati del Monitor Intesa Sanpaolo confermano un incremento del 6% dell'export nella prima metà del 2012 per un cluster secondo solo alle piastrelle di Sassuolo per presenza sui mercati globali (quest'anno supererà i 2 miliardi di euro contro i 2,4 della ceramica modenese).

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