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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 07:33.

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Quattro anni sulle montagne russe. E non per divertirsi, ma costretti dalla «tremenda volatilità» dei mercati mondiali. Che in cinque mesi, come è accaduto nel 2011, ti permette di fare numeri da capogiro, per poi costringerti a fermare gli impianti nella seconda parte dell'anno.

È il distretto bresciano del meccanotessile, fatto di una quarantina di aziende di cui poche grandi ormai realizzano la macchina completa ma sono affiancate da tante medie e piccole realtà che assicurano la fornitura di tutte le componenti, gli accessori e le lavorazioni meccaniche necessari per produrre soprattutto macchine circolari per le calze e la maglieria. Negli ultimi quindici anni la spinta all'innovazione ha portato il distretto bresciano alla leadership, finora quasi assoluta, nella nicchia delle macchine per maglieria "seamless", senza cuciture. In pratica, l'evoluzione della "vecchia" macchina circolare per le calze.

Il distretto nato dopo la guerra
Quando si parla di distretto meccanotessile da queste parti storcono il muso. All'apparenza non c'è una vera consapevolezza di essere parte di un sistema locale di produzione che ha nella rete informale uno dei punti di forza. Nella realtà il distretto esiste eccome. Almeno per ora. E lo constatiamo quando Renato Zanca, ceo della Mesdan a Raffa di Puegnago sul Garda, ci spiega che «almeno l'80% degli approvvigionamenti di materiali, componenti e lavorazioni proviene da fornitori localizzati in provincia di Brescia. Il resto arriva dalla provincia di Bergamo o, al massimo, da Milano». Lo stesso accade alla Cesare Colosio di Rezzato, alle porte di Brescia, che può contare su un indotto "a chilometri zero".
La Mesdan produce quelli che una volta si chiamavano annodatori, componenti che servono a ricongiungere il filo quando durante la lavorazione si spezza o quando la rocca arriva alla fine. Oggi si chiamano "splicer", dispositivi per la giunzione dei filati, senza il vecchio e fastidioso nodo. Un'operazione che deve essere precisa e soprattutto veloce per non rallentare la roccatrice o il telaio.

Zanca ha ereditato l'azienda dal suocero, Daniele Messa, un tecnico del cotonificio De Angeli-Frua che nell'immediato dopoguerra si mette a studiare gli annodatori inglesi montati sulle macchine. «Non c'erano soldi per acquistare nuovi annodatori in Inghilterra, patria storica delle macchine tessili. Bisognava arrangiarsi. Così - racconta oggi il genero - nell'officina del cotonificio cerca di riparare quelli che ha. Si appassiona e diventa esperto. Pochi anni dopo il cotonificio chiude ma lui trasforma l'officina nella sua azienda di annodatori». Nella storia della Mesdan, che oggi esporta il 95% della produzione, si riassume in qualche modo quella del distretto meccanotessile bresciano che nasce e si sviluppa più o meno a metà del secolo scorso, intorno all'industria tessile della zona prealpina compresa tra il Lago Maggiore il Lago di Garda.

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