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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 10:33.

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Per trovare un dato peggiore bisogna tornare al dicembre del 2009. Il calo tendenziale del 4,2% per le nostre esportazioni di settembre spazza via l'ultima ciambella di salvataggio della nostra economia, confermando le difficoltà crescenti del Paese nel ritrovare il sentiero della crescita. La "colpa" in questo caso non è nostra ma dell'Europa. Le politiche di austerità colpiscono un po' ovunque ma il punto di svolta vero è in Germania, che riduce di ben il 10,3% gli acquisti di nostri prodotti, con un calo mensile di 453 milioni di euro e un bilancio ora negativo anche da inizio anno.

A settembre i Paesi Extra Ue avevano già manifestato una discreta debolezza, affondati dai segni meno a doppia cifra di Cina e India. Ma è l'Europa, con un calo tendenziale del 7,6% a determinare l'inversione di tendenza delle nostre vendite. Crolla la Germania ma a flettere sono anche Francia e Spagna, principali sbocchi del nostro export. Resiste solo il Regno Unito, con un magro +1%.
Tra i settori, solo poche eccezioni come alimentare e farmaceutica. Per il resto è una lunga sequenza di segni meno, con cali pesanti per tessile, abbigliamento, elettronica e gomma-plastica.

In frenata di quasi sei punti anche il baluardo della nostra meccanica, il comparto dei macchinari, che tuttavia dall'inizio dell'anno presenta ancora un bilancio positivo. La frenata dell'export, confermatya anche su nase congiunturale con un calo del 2%, si accompagna ad un rallentamento ancora più brusco per le importazioni, giù del 10,6% su base globale, addirittura del 13% per le merci acquistate dall'Europa.

Si rende così sempre più evidente la cinghia di trasmissione che lega le economie continentali: l'Italia compra meno dalla ermani, le fabbriche tedesche lavorano meno, a loro volta riducono gli acquisti di componenti.
Unico beneficio di questa situazione è il miglioramento del saldo commerciale, salito a 408 milioni di euro, con un miglioramento di oltre due miliardi rispetto al passivo del settembre 2011.

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