Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 06:43.

My24

SIENA. Dal nostro inviato
«Dalla Toscana, passa un pezzo del futuro industriale italiano. Il suo successo o il suo fallimento. La diagnostica, il farmaceutico e le biotecnologie sono settori strategici, che hanno lo stesso mercato finale: la salute delle persone. Il passaggio è delicatissimo. La domanda pubblica, soprattutto in Italia, è in flessione. E, in tutte le così dette scienze della vita, bisognerà verificare se i ricercatori italiani avranno la capacità di trasformarsi in imprenditori e manager. Finora non ci sono riusciti».

Fabrizio Landi è amministratore delegato della Esaote, la società specializzata in macchine per ospedali che, in Italia, ha due stabilimenti: a Genova e, appunto, a Firenze. Landi appartiene alla scuola manageriale formatasi durante la violenta ristrutturazione e la tumultuosa privatizzazione dell'Iri, che oltre a dismettere molti ferri vecchi del capitalismo di Stato ha anche generato alcuni spin-off che prima sono sopravvissuti e, poi, si sono evoluti in multinazionali tascabili, talvolta con la forma societaria di public company quotate. Insieme a Carlo Castellano, che ne è presidente, ha fatto di Esaote un gruppo che, nel 2011, ha avuto 328 milioni di euro di ricavi e 1350 addetti (solo 80 gli operai, con un investimento in ricerca e sviluppo pari all'8% del fatturato). Esaote è uno degli ingranaggi più robusti di un corpo industriale articolato, ma dotato di una sua coerenza interna.

Lorenzo Zanni, docente di marketing e di management internazionale all'università di Siena, ha analizzato la composizione di 317 imprese del life sciences toscano: il 36,59% opera nei medical devices, il 14,83% nel chimico-farmaceutico, l'11,36% nelle biotecnologie, l'8,83% nella cosmetica, il 3,79% nei prodotti di supporto (trasversali all'intero settore) e il 24,6% nei servizi. Zanni ha anche studiato gli ultimi bilanci disponibili. Il fatturato aggregato supera i 7,7 miliardi di euro. Gli addetti impegnati sono poco meno di 20mila. Il fatturato medio per impresa oltrepassa i 400mila euro. «Si tratta di una struttura produttiva che miscela i classici andamenti da industria matura con le dinamiche da cluster di nuova generazione – riflette Zanni – tanto che una azienda su tre ha più di vent'anni di vita, ma una su sei ne ha meno di cinque. La sfida del piano strategico del distretto è quella di potenziare le sinergie industriali e di ricerca tra imprese e università toscane che su questo progetto stanno lavorando insieme per raggiungere una maggiore massa critica».

Questo tessuto industriale è ben inserito, per ora, nelle nicchie dei mercati globali. Ma, per il futuro, ha un problema di struttura finanziaria. Lasciamo stare le specifiche vicissitudini legali e fiscali della Menarini, che negli ultimi mesi ha "restituito" alla agenzia delle Entrate poco meno 372 milioni, mentre è ancora aperto un procedimento penale. Trascuriamo le ricadute economiche di quanto successo nella sede di Siena della Novartis, dove la multinazionale ha concepito il vaccino anti-influenzale che ha dovuto ritirare per alcune settimane, con un danno economico rilevante, su ordine del ministero della Salute e dell'Agenzia italiana del farmaco.

Il vero nodo strutturale è costituito dai soldi pubblici, drammaticamente in calo in un Paese come l'Italia che, se non taglia la spesa regionale, rischia la sindrome greca. Lo stesso per i soldi "privati", con la Fondazione Mps, protagonista della ingloriosa (e costosa) stagione della società Siena Biotech e soprattutto, dopo il semi-fallimento del Monte dei Paschi, con una dotazione finanziaria ridotta praticamente a zero da mettere nelle attività alternative al credito.

Il primo problema, però, è pubblico. Il budget 2011-2013 della Regione Toscana, per il sostegno alla Ricerca & Sviluppo, è di 500 milioni di euro (all'incirca il 20% da fondi regionali, il 40% da fondi nazionali Fas e il 40% da fondi strutturali comunitari). Questi soldi finiscono per il 70% alle imprese e per il 30% ai centri di ricerca e alle università. Su 500 milioni, 170 milioni vanno alle scienze della vita. «Da qui in avanti – avverte Marco Masi, direttore dell'area ricerca della Regione Toscana – si entra in una terra incognita». La spesa pubblica nazionale e locale, infatti, deve contrarsi. I fondi Ue sono in via di rimodulazione.

Il risultato è che, in Toscana, potranno dirsi molto soddisfatti se, fra il 2014 e il 2016, alle scienze della vita andranno 130 milioni di euro. Quaranta milioni in meno. Se, invece, i fondi Fas venissero all'improvviso orientati sulle infrastrutture fisiche, i soldi crollerebbero a una settantina di milioni di euro. Cento milioni in meno. «Non è più stagione di incentivi a pioggia», sottolinea peraltro il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. «È vero – conferma l'amministratore delegato di Esaote, Fabrizio Landi – una volta i soldi arrivavano a tutti, senza un criterio». Ora, però, sono finiti. E, dunque, le cose cambiano. «Con il Distretto del Life Sciences, stiamo provando a creare una struttura tecnica per le politiche regionali», dice Landi, membro del comitato di Distretto. In ogni caso, al di là delle regolazioni di mercato, la situazione è in sé e per sé molto complicata. Anche perché il contesto generale in cui operano le scienze della vita, cioè la sanità, ha un perimetro finanziario e di spesa che, pena il fallimento del Paese, non potrà che ridursi nei prossimi anni.

A questo punto, in uno scenario generale tanto complesso, diventa evidente che contano soprattutto le dinamiche propulsive endogene delle imprese. Italiane e toscane. La loro (storica) capacità di reggere l'urto delle crisi. La loro (atavica) abilità di tagliare i costi. La forza visionaria (se ce l'hanno). «Di certo – riflette Alessandro Profumo, presidente del Monte dei Paschi – le imprese ad alto contenuto tecnologico, i centri di ricerca, le università e gli spin-off attivati negli ultimi anni stanno affermando un modello che trascende il concetto di tradizione industriale, accentuando il focus su ricerca, innovazione e sistemi di rete. E che appare in controtendenza rispetto ai comparti classici della manifattura».

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi