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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2012 alle ore 08:50.

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LEGNANO - «Mi segua, andiamo in macchina». L'impianto è enorme, 350mila metri quadri nel cuore di Legnano, per spostarsi si usa l'auto, si superano capannoni non più utilizzati, binari interni invasi dall'erba, scene del resto naturali per una struttura che dava lavoro a 5mila persone, oggi ridotte a un decimo.

Storia difficile quella della Franco Tosi di Legnano, fondata nel 1881, uno dei campioni storici della meccanica nazionale, transitata senza gloria negli anni '90 nel gruppo Finmeccanica, dal 2008 controllata dagli indiani di Gammon, appesantita dai debiti, con ricavi 2012 in calo rispetto ai 75 realizzati lo scorso anno, Cig a rotazione per molti addetti.
Eppure, entrando in azienda il morale risale. «Vede, quella va in India», ci spiega Marino Dotto. Il direttore vendite ci indica un luccicante rotore per turbina a vapore, 55 tonnellate di lavorazioni meccaniche di altissima precisione, fatto ruotare a 3.000 giri non potrà sgarrare che di pochi micron, mesi di lavoro per costruire un gigante che produrrà 150 Megawatt di potenza.

Ed è proprio l'energia l'elemento unificante che qui a Legnano ha fatto nascere nel 2009 il Lombardy Energy Cluster, metadistretto allargato che con le ultime due adesioni della scorsa settimana vanta ora 101 associati, forti di un fatturato che sfiora i nove miliardi e oltre 21mila addetti. A differenza dei distretti "classici", qui l'azione si allarga a numerose province anche se il cuore resta in particolare Milano e l'Alto milanese, con il 67% di associati. L'elemento unificante non è tanto il territorio quanto piuttosto la fornitura di impianti e componenti legati alla generazione e alla produzione di energia: caldaie, turbine, generatori, trasformatori, impiantistica, valvole e tutto ciò che ruota attorno a queste lavorazioni. Al sistema integrato di imprese si aggiungono poi istituzioni, centri di ricerca e Università, tra cui Cnr, Politecnico di Milano e Liuc.
«Come stiamo andando? Le aziende tengono – spiega il Vicepresidente del cluster Gian Angelo Mainini – grazie al fatto che l'energia è uno dei pochi settori a resistere».

Mercato a due facce
Il settore resiste, ma lo fa soprattutto all'estero, dove si continua ad investire per aumentare la disponibilità di energia. Se i due terzi delle aziende possono dire di aver aumentato i propri ricavi dal 2010 ad oggi, ciò è possibile soprattutto grazie alla forte esposizione internazionale del business, realizzato per il 70% all'estero in un centinaio di paesi, con la metà delle aziende che rispetto al 2011 ha addirittura aumentato la quota di ricavi realizzata oltreconfine. «Per noi l'export vale il 90% – spiega Marino Dotto di Franco Tosi – e ora l'idea è creare presidi diretti in Africa, Brasile e Medio Oriente, proprio per sfruttare ancora meglio la crescita di quei mercati e accelerare sulle attività di service, cioè la manutenzione degli impianti esistenti».

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