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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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Davanti all'isola del Giglio, con la Costa Concordia colavano a picco anche i 4.500 materassi della Dorelan di Forlì dotati di un sistema brevettato per ammortizzare il rullìo della nave e per assicurare, così, sonni tranquilli in crociera.

«Molti turisti, quando toccano terra, vogliono sapere dove è possibile comprare quei materassi». Le parole di Pietro Paolo Bergamaschi, imprenditore forlivese dell'imbottito, richiamano una tragedia ancora presente nei nostri ricordi ma, la scintilla del ricordo, è innegabile, scatta dall'orgoglio dell'operaio-artigiano. Che, diventato a sua volta imprenditore, è riuscito a diversificare la produzione – dal materasso all'imbottito, all'industria navale – orientando la barra su nuovi mercati esteri.
«Altrimenti non starei qui a raccontarla, perché nel distretto forlivese - racconta Bergamaschi, seduto di fianco al figlio Cristian nella sala riunioni del nuovo stabilimento dai toni così neutri che sembra di essere ancora in fase di trasloco - in pochi hanno fatto questo salto di qualità che, per quanto ci riguarda, ci ha permesso di reggere l'urto dei nuovi tempi e della crisi. E di continuare a investire sul marchio. Paradossalmente, quei materassi finiti anch'essi sott'acqua sono il simbolo della vitalità della nostra azienda».

Raccontiamola, la storia, visto che l'imbottito di Forlì ha una struttura parcellizzata, abituata a lavorare per firme che non sono di qui, in gran parte francesi (ma non solo). Essere in 300 addetti con 35 milioni di fatturato qui vuol dire essere dei Gulliver in una grande Lilliput. Con punte di genialità, innegabili, di cui parleremo in seguito.
«Lavoravamo io e il mio socio, l'invisibile Diano Tura, a far materassi, nell'unica azienda del posto, usando materiali ormai improponibili. Poi, un giorno, ci siamo licenziati e abbiamo creato la nostra azienda. Oggi siamo i primi per i materassi in Italia, però ci siamo riposizionati su altri versanti. Ognuno di noi ha due figli maschi: oltre a Cristian c'è William e Tura ha Riccardo e Luca. Tutti e quattro lavorano in Dorelan. Il nome l'abbiamo inventato tornando in macchina da una fiera parigina. Dovevamo mandare in soffitta il marchio Flexfor per non confonderci con la più nota Flexform. Do-re-lan ci sembrava perfetta: tre note orecchiabili. Siamo passati dai materassi ai letti. Abbiamo azzeccato anche snodi importanti per veicolare il marchio in televisione. Fino ad attivare, dal 2008, al franchising Dorelan».

«Devo ringraziare il genio di Tura. Sa cosa ha fatto un bel giorno? Mi chiama – continua Bergamaschi – e mi dice: Pietro Paolo, come sei messo con il passaporto? E io: non so, corro a vedere. Era valido. Bene, mi fa, prepara la valigia che andiamo a Baltimora, negli Stati Uniti. Detto, fatto. E qual era il problema? Dovevamo partecipare a una fiera di macchine tessili, aveva saputo che lì c'era una macchina particolare che cuciva i bordi della pelle in un certo modo. L'abbiamo comprata».

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