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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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Eppure qui c'è chi ha utilizzato e utilizza Forlì come trampolino per il mondo. Alberto Vignatelli, con Clubhouse, è stato il primo a legare griffe della moda e design; è licenziatario di marchi come Fendi Casa, Kenzo, ora anche Trussardi. Lo si incontra a Mosca, a Shanghai, a Miami, Alberto Vignatelli, con la sua giacca coreana; parla sette lingue, gira come una trottola. «È il valore aggiunto rispetto ai miei conterranei», dice con orgoglio. In strettissima collaborazione «con mia figlia Raffaella ho appena inaugurato la mostra iconica di Andy Warhol all'undicesima edizione di Art Basel nel nostro showroom Luxury Living. Sempre a Miami partecipiamo al progetto del Design District, una città modellata dal design con tanto di masterplan, hotel, 96 residenze, in un contesto da total design living. Non possiamo fermarci». E c'è Ipe Visionnaire, con quartier generale a Bologna, ma storicamente con forti legami forlivesi. Anche qui una famiglia – i Cavalli, Luigi il padre e i figli Leolpold ed Eleonore, architetto – che dice: «Facciamo un prodotto sartoriale, alla fine degli anni Cinquanta i fondatori Pompeo e Vittorio Cavalli crearono la Imbottiture prodotti espansi, appunto, Ipe. Il poliuterano, nuovo materiale chimico, morbido e resistente, allora utilizzato per le imbottiture dei sedili delle automobili Lancia, era una novità per l'arredamento». E ora? «Nel 2004 è nata la nostra collezione Visionnaire con l'obiettivo – dice l'architetto Eleonore Cavalli – di proporre ai clienti nel mondo una nuova concezione nell'arredamento di lusso più orientato alla moda e al lifestyle. Una collezione da duemila pezzi che si propone oggi come proposta total look per progetti abitativi: dal salotto, alla camera da letto fino alle wellness room, alle cucine, al dehor».

Visionnaire è cresciuta del 25% negli ultimi 4 anni ed è destinata a raggiungere i 30 milioni di euro di fatturato entro l'anno. Va in tutti i Paesi che apprezzano il lusso di un arredo al 100% made in Italy. Affronta nuove sfide, come l'aviazione di lusso, vedi l'accordo siglato con la Gmh/Dornhier per un piano di refitting di jet privati. E, a Milano, ha appena aperto i battenti la Wunderkammer Visionnaire, un mondo a sè, negli spazi dell'ex cinema Cavour.

IL RATING DEL SOLE
Il punteggio

Attraverso una griglia di 14 variabili ciascun distretto è definito nei suoi punti di forza e di debolezza. Il distretto dell'imbottito viaggia a due velocità: da un lato le aziende piccole o piccolissime alle quali si affiancano poche realtà che hanno come rifeirmento il mondo.
PUNTI DI FORZA
1
OCCUPAZIONE QUALIFICATA

Nonostante la difficoltà di mantenere le risorse umane qualificate e di coltivarne le competenze, è questa la forza del distretto: artigiani e operai specializzati nella lavorazione della pelle, nel cucito, in tutte le fasi che portano alla produzione anche per fasi e momenti diversi di un salotto o di un prodotto imbottito. Resta la capacità di realizzare prodotti made in Italy anche se destinati a marchi stranieri.
ALTA
-2
Il DINAMISMO DELLE AZIENDE

Il distretto è caratterizzato da aziende storicamente considerate molto dinamiche, in grado di interagire con realtà molto più grandi, grossi committenti del calibro di Roche Bobois, per intenderci, con le quali hanno saputo stabilire rapporti di fiducia che si sono conservati stabilmente nel tempo. Ma anche molte grandi griffe pescano a Forlì per realizzare imbottiti che esprimono uno stile di vita total look.
BUONA
-3
INNOVAZIONE

Le aziende del distretto dell'imbottito che hanno saputo investire hanno creato le premesse per il loro stesso futuro; quelle che invece non hanno mosso nessun passo anche a causa delle ridotte dimensioni sono sparite dal distretto oppure fanno fatica a conservare i margini di produttività e di guadagno. Un tallone d'Achille che resta tale perché la maggior parte delle realtà non ha ancora un proprio marchio.
DISCRETA
-
PUNTI DI DEBOLEZZA
1
INCAPACITÀ DI FARE RETE

La competizione, le dimensioni ridotte delle aziende, la dimensione pulviscolare del tessuto economico hanno impedito la nascita di forme di "solidarietà" tra aziende. Ci si passa le commesse o pezzi di commesse, ma non risulta ci siano stati ancora tentativi di creare un contratto di rete vero e proprio con servizi in comune a sostegno dei punti deboli del distretto.
BASSA
-2
INTERNAZIONALIZZAZIONE A METÀ

Poche realtà hanno sviluppato marchi propri affrontando anche mercati esteri. Nonostante la buona propensione all'export, la realtà distrettuale resta dipendente da alcune aree geografiche, in primis la Francia, storica committente dell'imbottito di qualità del distretto forlivese. In buona posizione anche Gran Bretagna e Usa. Ma sarebbe ora di affidarsi ad altri lidi, tipo Cina o Russia.
SCARSA
-3
DUMPING IN CASA

Il rischio che la filiera di diluisca troppo, con l'ingresso in campo di attori poco rispettosi delle regole del gioco (è il caso delle subforniture gestite dai cinesi) resta una sorta di spada di Damocle per una parte del distretto, quella meno strutturata e con scarsa o minima capacità contrattuale. Il caso degli imprenditori condannati in primo grado sembra emblematico di questo rischio latente.
INSUFFICIENTE
-

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