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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2013 alle ore 11:12.

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Lavoro, lavoro, lavoro. Arbeit. Per ingegneri, informatici, medici, infermieri, addetti all'ospitalità e alla ristorazione. L'istantanea diffusa ieri dall'istituto federale di statistica Destatis corrobora l'immagine di una Germania che parla esplicitamente di «piena occupazione» e che con una disoccupazione al 5,4%, ai minimi dagli anni Novanta, è oggi un fortissimo polo di attrazione per chi cerca o vuol cambiare lavoro. Soprattutto per chi vive la situazione dei paesi meridionali dell'Eurozona colpiti dalla recessione e con alti tassi di disoccupazione (in peggioramento): Grecia, Spagna, Portogallo e poi Italia. Certo si comparano mercati del lavoro molto diversi tra loro, e in Germania le statistiche non aggiungono ai tre milioni di disoccupati i tantissimi sotto-occupati: il milione impegnato nei corsi di formazione o i 7 milioni con un "mini-job" da 400 euro al mese. Ma è un fatto che da lì proviene la maggior domanda di lavoratori qualificati e altamente qualificati, quelli che in Italia – stando all'ultimo rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati - sono i più penalizzati.

Alla ricerca di lavoratori specializzati
Il calo demografico dei prossimi anni rischia entro il 2025 di far mancare all'economia tedesca circa 6 milioni di lavoratori e per coprire quel buco il governo intende favorire l'immigrazione. «Abbiamo bisogno ogni anno di 120mila lavoratori specializzati dall'estero in più», ha dichiarato con allarme Eric Schweitzer, il presidente dell'Associazione delle camere di industria e commercio tedesche (Dihk).
Se nel 2012 gli arrivi di italiani in Germania sono aumentati del 40% (a 42mila: + 12mila persone) rispetto a un anno prima è perché «c'è stato un incremento esponenziale delle richieste, superiore al 300%», spiega Laura Robustini, consulente Eures della provincia di Milano. «In particolare per ingegneri elettrici, elettronici, meccanici e aerospaziali, tecnici informatici, medici e personale sanitario, e anche per professionalità dell'area turistico-alberghiera. Le richieste piovono a decine, ogni giorno». Sul portale europeo della mobilità professionale compaiono oltre 1,37 milioni di offerte di impiego disponibili, da 31 paesi: oltre 300mila provengono dalla Germania (seconda solo al Regno Unito). «Nell'ultimo anno – prosegue Robustini - abbiamo stretto una collaborazione ancor più forte con gli uffici per l'impiego tedeschi. Cercano profili professionali tra italiani, spagnoli, portoghesi e greci. E offrono solo a loro specifici benefit, per stimolare il trasferimento».
Nel frattempo sono migliaia gli italiani che hanno inviato il curriculum a «Job of my life», serie di incontri dislocati su tutto il territorio nazionale per vagliare le candidature di giovani qualificati, tra i 18 e i 35 anni, interessati a un'occupazione in Germania. «Qui sta un punto fondamentale. Non solo i tedeschi ci cercano, ma noi cerchiamo la Germania, che come destinazione è salita di molto nelle preferenze, mentre è scesa la Spagna ed è rimasto stabile il Regno Unito».

Il boom dei corsi di tedesco
E la lingua? «La conoscenza del tedesco è un requisito fondamentale», dice Robustini. «Ma a volte anche solo a livello base A2, perché poi vengono magari garantiti corsi di lingua intensivi sul luogo. L'eccezione è ad esempio per gli ingegneri aerospaziali, ai quali la lingua tedesca non è richiesta in partenza». L'interesse per la Germania si misura anche da qui. Aumentano gli studenti che scelgono il tedesco come seconda lingua all'università (+37%), che vanno a studiare in Germania (+36%) o richiedono apposite borse di studio (+80%), soprattutto per corsi di lingua intensivi (+184% secondo i dati del Daad, il servizio tedesco per lo scambio accademico). Gli iscritti ai corsi di lingua, afferma il Goethe Institute, sono cresciuti del 22% dal 2010 al 2012; molti italiani puntano sul tedesco per avere maggiori possibilità di entrare nel mondo del lavoro: in particolare – manco a dirlo – medici, infermieri, ingegneri ed economisti. «Tutte le associazioni culturali italo tedesche ci segnalano che le domande per frequentare i corsi sono in aumento», racconta il console generale a Milano Jürgen Bubendey. «Non solo per un piacere di tipo culturale, com'era più in passato, ma anche per finalità professionali: una motivazione più pragmatica. Non solo per leggere Goethe in lingua, insomma, ma anche per approfittare delle tante opportunità lavorative. Questo però non significa che dietro ogni iscrizione ci sia per forza un progetto concreto di emigrazione, perché la Germania è il partner commerciale più importante per l'Italia. E conoscere il tedesco dà comunque un vantaggio se si lavora per aziende italiane o tedesche in Italia».

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