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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 11:00.
L'ultima modifica è del 28 gennaio 2014 alle ore 16:36.

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Croazia, Hvar (Corbis)Croazia, Hvar (Corbis)

ZAGABRIA - Un inno alla gioia, quello che dal 1° luglio 2013 risuonerà a Zagabria per l'entrata ufficiale nell'Unione europeo del 28° Paese membro, tempestato di perplessità.
La patria del prosek, dell'Iva finora quasi inesistente, della nautica da diporto esentasse e del turismo che attira soprattutto i ricchi russi dovrà ricalibrare le proprie priorità. E può essere la migliore delle occasioni per un Paese in recessione dal 2009, che ha chiuso il 2012 a -2,3% e nel primo trimestre del 2013 viaggia attorno al -1,5, con il 15,8% di disoccupazione tra 4,2 milioni di abitanti.

Ma la partita più importante è il "regalo per il battesimo": 13,7 miliardi di euro di fondi Ue che il Paese avrà potenzialmente a disposizione per il settennato 2014-2020. Naturalmente, a patto che sappia spenderli.
Negli ultimi 6 anni la Croazia ha assorbito 300 milioni di euro di fondi pre-adesione, circa il 37% del totale degli stanziamenti allocati. Nell'ultimo anno, il vicepremier e ministro per i Fondi Ue, Branko Grcic, è riuscito a far impiegare altri 150 milioni di euro, consentendo al Paese di raggiungere il 60% di fondi spesi sul totale di quelli a disposizione.
Solo nella seconda metà del 2013, il totale dei fondi Ue approvati per la Croazia ammonterà a 687,5 milioni di euro (tre volte quanto versato dal Paese per il budget dell'Unione). Di questi, quasi 450 milioni per i fondi strutturali e di coesione, 8,7 milioni per la pesca. Saranno 40 milioni gli stanziamenti per adeguare procedure doganali e frontiere alle regole di Schengen e 29 milioni rafforzeranno la capacità amministrativa e giudiziaria. Da aggiungere al computo anche i 75 milioni di euro di Cash Flow Strengthening Facility – destinati a misure specifiche, ad esempio, nell'agricoltura – che scatteranno però dal 2014. I fondi serviranno soprattutto per le infrastrutture: reti idriche, Tlc, logistica e per i settori "di punta": energie rinnovabili, nautica da diporto e turismo (hotel, seconde case e centri benessere).

Progetti concreti per finanziare la costruzione di scuole e ospedali, la rete ferroviaria ad alta velocità, diffondere l'energia alternativa sono l'occasione della Croazia per lasciarsi definitivamente alle spalle gli anni '90. Ma in un Paese dove il 65% della popolazione attiva lavora per lo Stato (tra Pa, municipalizzate, aziende pubbliche), la burocrazia può rappresentare un ostacolo decisivo e una "cura dimagrante", con un tasso di disoccupazione vicino al 16%, non è all'ordine del giorno. Tuttavia, mentre il dicastero promette di trasformarsi in uno sportello di informazione e di assistenza per la redazione dei progetti finanziabili con i fondi Ue, il ministro dell'Economia, Ivan Vrdoljak, punta a portare in Parlamento, «entro l'estate, un progetto di legge sugli investimenti strategici, che prevede una corsia preferenziale con meno autorizzazioni e una tempistica più veloce per chi investe nella lista dei settori che il governo individuerà "di interesse nazionale"». Tra questi, il turismo, il tessile, l'agroalimentare e le infrastrutture.

Per dirigere al meglio la "centrale operativa" per la gestione dei fondi, intanto, il ministro Grcic – che sui fondi Ue ci ha costruito la propria tesi di laurea – ha portato da 3 a 2 le macroregioni in cui è divisa la Croazia (una continentale e una costiera) per cercare di razionalizzare un Paese che conta comunque 21 contee, 121 città e 419 municipalità, ciascuna con autonomo budget. «Nonostante la tassazione sia bassa e il Paese fortemente impegnato nel processo di unificazione alla Ue – ha spiegato l'ambasciatore Ue in Croazia, Paul Vandoren – è soggetto a una diffusa corruzione, più a livello locale che centrale, e ha un sistema burocratico e giudiziario molto lento. Tempi lunghi per concessioni edilizie e autorizzazioni. Procedimenti "lumaca" sul fronte fallimentare e commerciale».

«Dobbiamo aumentare la nostra capacità di spesa – ha concluso il ministro dell'Economia Vrdoljak – e per questo puntiamo a sostenere i progetti degli investitori privati. Siamo pronti a vigilare sulla trasparenza e la regolarità delle richieste di finanziamento. Ma data la struttura delle nostre picole e medie imprese partiremo subito con una forte campagna di informazione sulle possibilità offerte dai finanziamenti comunitari in cambio di progettualità e idee innovative. Sono un'opportunità che il Paese deve assolutamente cogliere».

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