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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 13:28.

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Snam, parte dalla Pianura Padana la scommessa italiana per il corridoio Sud-Nord del gas - Foto

Comincia a prendere forma l'impegno messo nero su bianco da Snam nel piano industriale presentato a Londra a metà marzo: lo sviluppo della capacità di reverse-flow, tassello fondamentale per il corridoio sud-nord del gas che vede la spa dei gasdotti affiancata dai belgi di Fluxys e che collegherà i paesi del Mediterraneo e del Nord Africa al Nord Europa.

Per dare sostanza a quel progetto, infatti, il gruppo guidato da Carlo Malacarne punta a trasformare i nostri tubi d'importazione in linee bidirezionali in modo da portare il nostro gas anche al di là dei confini nazionali verso una vasta area europea. E, per farlo, la società sta lavorando al rafforzamento dei gasdotti della Pianura Padana: quasi 300 km di tubi da 56 pollici.

Il "reverse-flow" comincia a prendere forma nella Pianura Padana
Un primo step, rispetto al percorso del reverse-flow tratteggiato nel business plan (e per il quale sono previsti 1,5 miliardi di euro di investimenti), è praticamente dietro l'angolo: il potenziamento della centrale di Masera, che servirà a garantire la spinta del gas oltre-confine, sarà pronto per l'estate. L'entrata in esercizio della struttura, al centro di una serie di interventi per l'inversione di flusso, è infatti prevista per luglio. Quando dovrebbe essere consegnato anche uno dei due assi del gasdotto transpadano, quello che collega Poggio Renatico a Cremona. Ottanta chilometri sono entrati in esercizio lo scorso anno, i restanti settanta arriveranno a metà luglio. Quanto all'altro asse, tra Zimella e Cervignano (170 km), è iniziata la posa delle tubazioni su tre lotti (circa 130 km). I lavori di posa per i restanti 40 km sono previsti entro la fine dell'anno per arrivare al 2016 all'entrata in esercizio dell'intero gasdotto. Per le due nuove centrali di compressione di Sergnano e Minerbio , lungo la rotta nord-sud della Pianura Padana, bisognerà invece attendere il 2016.

Una pioggia di investimenti per il potenziamento della rete italiana
Una tabella di marcia stringente, quindi, per rendere concreto il progetto, benedetto anche dal governo, della penisola come hub sud europeo del gas. D'altro canto che l'Italia non sia secondaria nei piani futuri di Snam lo dimostra lo sforzo finanziario che la spa dei gasdotti ha in programma da qui ai prossimi anni: ben 6,2 miliardi dei 6,9 programmati fino al 2016 nel business plan sono infatti destinati al potenziamento delle infrastrutture gas della penisola in modo da rendere i flussi di consumo realmente bidirezionali e per consentire al nostro Paese di diversificare le sue fonti, allentando la dipendenza energetica verso Nord Africa e Russia.

Dal trasporto alle centrali: ecco gli interventi programmati nella penisola
Nel dettaglio, il piano 2013-2016 prevede un incremento triennale di circa mille chilometri della rete di trasporto (+3% rispetto agli oltre 32.200 km in esercizio a fine 2012) e un aumento della potenza installata nelle centrali di compressione di circa 150 MW (+17%). Senza contare gli obiettivi fissati per lo stoccaggio e la distribuzione. Quanto al primo, l'idea è incrementare la capacità di modulazione di circa il 25% (da 10,7 miliardi di standard metri cubi nel 2012 a circa 13,5 miliardi di standard metri cubi nel 2016) e a un ampliamento di circa il 14% della capacità di punta. Mentre, sul fronte della distribuzione, gli interventi pianificati da qui al 2016 consentiranno alla società di far crescere del 14% i contatori registrati a fine 2012 toccando così il traguardo delle 6,7 milioni di unità.

Gli effetti del piano sul valore del capitale investito a fini regolatori
Un programma ambizioso che si affianca alle sfide aperte sul piano internazionale - da ultima l'acquisizione della francese Tigf, attiva nel trasporto e nello stoccaggio di gas nel sud-ovest della Francia - e che permetterà al gruppo di incrementare il valore della Rab (Regulated Asset Base, cioè il valore del capitale investito a fini regolatori), a un tasso medio annuo di crescita del 3,4%, e di aumentarne la parte incentivata dal 30% al 36 per cento. Potendo contare su una struttura finanziaria solida e sull'assenza di particolari scadenze visto che la società non ha esigenze di rifinanziamento fino al 2015.

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