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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 17:34.

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(fonte: Snam)(fonte: Snam)

Il velo sulle prossime mosse di Snam sarà sollevato ufficialmente il 13 marzo quando il gruppo guidato da Carlo Malacarne presenterà il suo piano strategico. Non nel quartiere generale di San Donato Milanese ma a Londra davanti agli investitori internazionali e al mercato che guardano con crescente interesse alla società passata, a ottobre, sotto le insegne di Cassa Depositi e Prestiti. Un debutto sulla piazza finanziaria londinese che conferma la dimensione ormai internazionale della spa dei gasdotti.

È al di là delle Alpi che si gioca quindi il futuro prossimo di Snam. Che, ad agosto, con un'alleanza a tutto tondo con la belga Fluxys, ha messo nero su bianco l'architrave del corridoio Sud-Nord del gas, chiamato a collegare i paesi del Mediterraneo e del Nord Africa al Nord Europa, passando per Germania, Svizzera e Francia. Un tassello strategico per il Vecchio Continente ma anche per le sorti energetiche dell'Italia, ancora troppo dipendente da Nord Africa e Russia. Un progetto che ha nei flussi bidirezionali il suo cuore pulsante e che vede nell'anello francese un tassello non di poco conto.

Da qui la scelta della società di correre per la conquista di Tigf, la controllata di Total che gestisce la rete del gas e gli stoccaggi nel Sud-Ovest (il cui valore è stimato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro). La gara è alle battute finali: entro il 4 febbraio dovranno essere presentate le offerte definitive e la short list vede ormai restringersi la corsa a due contendenti. Da un lato, appunto, la cordata con Snam, l'Edf di Henri Proglio e il fondo sovrano di Singapore (il Government of Singapore Investment Corporation). Dall'altra parte, una vera "corazzata" capeggiata da Caisse des Dépôts et Consignations (Cdc) che include Axa Private Equity, Credit Agricole, il fondo sovrano di Abu Dhabi (Abu Dhabi Investment Authority) e gli alleati di Snam, la belga Fluxys.

Le proposte delle due cordate non sono state ancora formalizzate, ma l'ago della bilancia pende decisamente verso l'armata di Cdc. Non solo per il peso specifico dello schieramento ma anche per la sua forza politica dovuta alla presenza della Cassa transalpina. Snam, però, è pronta a giocare fino in fondo la sua partita. Il motivo è chiaro: la Francia è uno snodo significativo per i piani della società.

Non a caso la spa dei gasdotti, per il tramite di Anigas, l'associazione di imprese del gas aderente a Confindustria, ha ingaggiato anche un confronto a distanza con la Cre, l'autorità transalpina deputata a regolare i servizi energetici. Nei mesi scorsi, infatti, a fronte della richiesta di Snam e dei partner belgi per la costruzione del corridoio europeo, i transalpini hanno risposto fissando tutta una serie di paletti. Che si muovono in direzione contraria rispetto al progetto di una rete europea integrata del gas, come richiesto dal Terzo pacchetto energia Ue.

E che in sostanza stabiliscono la possibilità di trasportare gas nelle due direzioni in modo "interrompibile", ma non in modo "stabile". Con conseguente aggravio dei costi di trasporto al punto di ingresso di Oltingue, dove il gasdotto Transitgas dalla penisola - uno dei pezzi del progetto italo-belga - si collega alla rete francese attraverso la Svizzera. Un piccolo intoppo, dunque, sulla strada del corridoio europeo e del progetto di una rete unica per il Vecchio Continente, giudicati prioritari da Bruxelles.

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