Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2013 alle ore 17:43.

My24
Aumenta l'export per il mobile imbottito. Ma in Puglia è allarme per 1.900 tagli di Natuzzi

Vola con l'export ma tra Puglia e Basilicata è stretto dalla crisi che mette ora mette in discussione altri 1.900 posti di lavoro tra le province di Taranto, Matera e Bari. È la particolare situazione che sta vivendo il distretto del mobile imbottito, la produzione di divani per esser chiari. I problemi sono concentrati negli stabilimenti Natuzzi di Laterza e Ginosa, nel Tarantino, dove da qualche giorno si sta scioperando e dove la protesta riprenderà da domani. I sindacati contestano il piano di riorganizzazione aziendale presentato per Laterza e affermano che la stretta coinvolgerà anche le altre unità produttive. Il timore è di 1.900 esuberi, un effetto domino per i sindacati, visto che a Laterza lavorano 600 unità nel taglio delle pelli, che servono al rivestimento dei divani, a Laterza altri 400 nell'assemblaggio, e tutti i dipendenti Natuzzi sono circa 3mila fra gli altri stabilimenti.

Eppure proprio qualche giorno fa il settore del legno-arredo pugliese, cui la Natuzzi appartiene come realtà leader, ha messo in luce numeri positivi dopo un periodo sfavorevole. Nel primo trimestre del 2013 l'export è infatti cresciuto del 4,2 per cento. Si è così invertita la tendenza negativa che nei due anni precedenti aveva invece visto il segno meno: -9,1% nel 2012 e -5,4% nel 2011. Il giro delle esportazioni vale 484 milioni di euro. Ma la ripresa dell'export è l'altra faccia della medaglia di un comparto che dal 2000 al 2012 ha perso più di 400 aziende, passate da 520 ad un centinaio, ed ha visto drasticamente calare la sua forza lavoro da 14mila a 6mila addetti. E la crisi è tutt'altro che finita visto quello che si paventa per i siti Natuzzi di Ginosa e Laterza.

Una crisi che nasce dai mancati sostegni al settore - ci sono voluti anni prima che si sbloccasse l'accordo di programma che stanzia fondi pubblici -, dal calo della domanda interna, dall'assenza di infrastrutture e da altri due problemi evidenziati dallo stesso Pasquale Natuzzi: l'elevato costo del lavoro rispetto ai concorrenti, amplificato anche dall'assenza di sgravi, e l'avanzata dell'illegalità con oltre duemila operai cinesi all'opera nel distretto di Puglia e Basilicata.

I sindacati di categoria accusano: Natuzzi vuole delocalizzare all'estero, affronta la crisi solo con i tagli e gli esuberi e non ha approntato alcun piano industriale. L'azienda replica: nessun trasferimento delle produzioni di Natuzzi Italia negli stabilimenti di Romania, Brasile e Cina. Continueremo a batterci per rafforzare il made in Italy ma "questo - dice l'azienda - sarà possibile a condizione che le istituzioni, le parti sociali e l'azienda collaborino nel trovare soluzioni efficaci".

In gioco è appunto l'attuazione dell'accordo di programma, 101 milioni che riguardano incentivi all'innovazione, al sostegno e alla riqualificazione professionale.

Il 19 giugno se ne discuterà alla Regione Puglia al tavolo convocato proprio per il caso Natuzzi. Un confronto che riguarderà anche gli ammortizzatori sociali. Si parla di proroga della cassa integrazione e del ricorso ai contratti di solidarietà. Intanto l'azienda sta approntando il nuovo piano industriale che, oltre alle proposte per il rilancio, conterrà la stima dei nuovi esuberi. I sindacati affermano che sino al 19 la pressione rimarrà alta e non solo nei due siti produttivi piú esposti ai tagli. Il 28 giugno, poi, ci sarà una manifestazione sotto la Prefettura di Bari. "Natuzzi presenti progetti validi e credibili" affermano ancora i sindacati. L'accordo di programma e i relativi fondi sono certo un discorso importante, sottolinea l'impresa, ma le risorse vanno effettivamente messe a disposizione delle aziende. E invece gli strumenti per l'erogazione dei 100 milioni non sono ancora noti.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi