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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 06:45.

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SANTERAMO COLLE (BARI). Dal nostro inviato
Ciò che i cinesi dividono, la politica (e le sue false promesse) unisce. La vicenda dell'"Accordo di programma per l'intervento nell'area di crisi industriale dell'area murgiana (Puglia e Basilicata) ad elevata specializzazione nel settore del mobile imbottito" rappresenta il caso di scuola di cosa è possibile realizzare (o meglio non realizzare) grazie alla superficialità della politica (tranne nei periodi pre-elettorali) e alla disinvoltura della burocrazia (fatta salva la buona fede dei dirigenti vari che si dimenano tra leggi e regolamenti).

Intorno a un documento la cui stesura parte nel 2002 (in forma di protocollo d'intesa) si sono succeduti governi, ministri, burocrati, assessori regionali. Sono nate e fallite aziende. E si sono accavallate campagne elettorali. Decine di riunione, viaggi e summit, trattative e concertazioni di sorta, bozze limate e controlimate. Per essere oggi allo stato di partenza, come una tela di Penelope, tutta da rifare. O da riscrivere.

«Ma basterebbe riaggiornare il testo che nel 2006 portammo all'allora ministro Claudio Scajola che poi cadde insieme al governo Berlusconi: era un testo strutturato, articolato, accurato. C'erano anche investitori possibili», commenta Vincenzo Di Taranto, responsabile delle relazioni istituzionali della Natuzzi e presidente della sezione Legno e arredo di Confindustria Taranto oltre che consigliere dell'analogo gruppo in Basilicata. Uno di quei manager che per primo si è dedicato alla vicenda. «Anche nel 2009 ripartimmo - ricorda ancora Di Taranto - dalle ceneri della bozza Scajola. Togliemmo fronzoli e mutuammo il modello che fu autorizzato all'epoca alla Berloni di Fabriano. Ma è rimasto un libro dei sogni. Pare adesso - conclude - che il governo Monti abbia messo il nostro accordo di programma tra le vere priorità. Speriamo non si riparta da zero».

Nel frattempo, quello che era un fiore all'occhiello del made in Italy è finito in stato precomatoso. Nato grazie alla parabola di successo di tre imprenditori ex soci, Pasquale Natuzzi, Liborio Calia e Giuseppe Nicoletti, giovani apprendisti di piccole botteghe artigiane, imitando i maestri del manifatturiero della Brianza sono saliti al timone di aziende diventate negli anni leader mondiali del settore, il distretto ora è con le spalle al muro. E solo l'accordo di programma appare come una via d'uscita. Sollecitata da imprese e sindacati: appunto, uniti per una volta.

Diverse, molto diverse le statistiche degli inizi anni novanta e duemila. Tra globalizzazione, apprezzamento dell'euro, crisi dei mercati, concorrenza straniera dentro e fuori i confini italiani, spesso sleale se non addirittura irregolare (vedi articolo in pagina), si è assistito a una vera e propria mutazione genetica di un distretto che tra Lucania e Tavoliere contava oltre 500 aziende, 350 contoterzisti, fatturava oltre 2,2 miliardi, occupava almeno 14mila addetti ed era in grado di segnare il 55% della produzione nazionale e l'11% di quella mondiale. Si è passati da un grande distretto di produttori a uno medio-piccolo soprattutto a carattere commerciale. E di dipendenti impegnati a realizzare salotti se ne vedono davvero pochi nelle fabbriche. Tutti, comunque, imprenditori e dipendenti, ancora appesi, da dieci anni, al miraggio dell'accordo di programma che, nato per consolidare l'esistente e poi attrarre investitori, nella sua ultima stesura (anche questa arenatasi a settembre 2011 per cause pressocchè ignote se non pretestuose) si era tramutato in una sorta di compendio di ammortizzatori sociali. Un documento che, cancellate tutte le forme di misure orientate allo sviluppo, badava solo a garantire il rinnovo degli aiuti agli addetti nel frattempo finiti in cassa integrazione o una spruzzata di fondi per sostenerne la riqualificazione professionale. E che nonostante tutto era anche stato accettato dalle imprese, vogliose di ricreare un clima di pace sociale e nuovi sbocchi produttivi. Ora, stando alle indicazioni che sono emerse nelle recenti riunioni in sede governativa (il 13 e il 31 luglio al ministero dello Sviluppo economico e il 27 luglio a quello del Lavoro), occorrerà appunto ricominciare daccapo.

Anche in base al decreto sviluppo appena varato, bisognerà che le due amministrazioni coinvolte, Regione Puglia e Regione Basilicata, definiscano con proprie delibere l'area nazionale "di crisi murgiana" dei rispettivi versanti (cosa già avanzata a settembre 2011 dal dirigente del Mise che segue da sempre la vicenda, Giampiero Castano) e solo allora, insieme ad Invitalia (con cui è stato costituito l'ennesimo gruppo di lavoro), si potrà riscrivere una bozza di accordo di programma da avviare all'iter progettuale e autorizzativo fatto ancora una volta di analisi (le solite) e di proposte (anche quelle già scandagliate da anni). Le due amministrazioni regionali spingono per chiudere tutto il prossimo 30 novembre. Nel pieno dell'avvio della prossima campagna elettorale. Una chimera, dunque, arrivare ad ottenere quelle misure (quantizzate in circa 100 milioni che per adesso sono un'incognita) capaci di rivitalizzare imprese e occupati, dicono da queste parti. Come dargli torto.

Interpellato, Vito Laurenza, funzionario della Regione Basilicata delegato a seguire, appunto da un decennio, questa patata bollente, non ha voglia di parlare. Aspetta di vedere atti definitivi. Un po' più loquace Cosimo Dottorini, segretario del distretto guidato da Tito Di Maggio (patron della Sofaland, azienda che sforna divani a marchio Chateaux d'ax prodotti da contoterzisti soprattutto cinesi) e funzionario di Confindustria Basilicata, anche lui sin dal 2002 membro dei gruppi di lavoro che hanno tentato di portare a compimento il protocollo d'intesa prima e l'accordo di programma poi: «Per me questa vicenda - dice - è come una scuola di come in questo paese vengono gestite le crisi e ignorate le eccellenze che ancora esistono in Italia. Per fortuna che nella Murgia - conclude - si fa ancora impresa, anche senza questo benedetto accordo di programma».

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