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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 18:24.

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Ogm, in Europa cresce il fronte anti-biotech

L'Europa viaggia in controtendenza sulle biotecnologie. Secondo la fotografia scattata dall'International service for the acquisition of agri-biotech applications (Isaaa) nel 2012 le superfici coltivate con gli organismi geneticamente modificati (Ogm) sono salite a 170 milioni di ettari, 10 milioni in più rispetto all'anno precedente (+6%), con un significativo sorpasso dei paesi in via di sviluppo rispetto a quelli industrializzati. Un aumento di 100 volte rispetto al 1996 quando gli Ogm esordirono con 1,7 milioni di ettari coltivati.

"I paesi emergenti - commenta Clive James del'Isaaa- producono ormai il il 52% del raccolto biotech mondiale. È un dato che contraddice tutte le previsioni fatte negli anni '90 quando alcuni esperti dichiararono che gli Ogm sarebbero stati accettati solo nei Paesi industrializzati e mai in quelli emergenti".

Al primo posto per la crescita nelle coltivazioni Ogm c'è il Brasile, che nel 2012 ha registrato un aumento del 21% rispetto all'anno precedente, per un totale di 36,6 milioni di ettari coltivati. Segue l'Argentina, con 23,9 milioni di ettari. Ci sono anche Paesi che per la prima volta hanno scommesso sulle coltivazioni Ogm, come Cuba e il Sudan che in Africa si aggiunge a Sudafrica, Burkina Faso ed Egitto.

In Europa sono cinque i Paesi che producono Ogm per un totale di 129mila ettari (+13%): capofila la Spagna con oltre 116mila ettari, seguita da Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia e Romania.

Sono otto, invece, i Paesi europei che hanno introdotto la clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione di varietà geneticamente modificate: Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria. A questi si aggiunge l'Italia che da oggi ha bloccato per decreto le semine Ogm.

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