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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 15:25.

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De Girolamo: firmato il decreto che vieta coltivazione di mais Monsanto

I ministri della Salute, delle Politiche agricole e dell'Ambiente hanno firmato un decreto che vieta la coltivazione del mais Ogm Mon 810 prodotto da Monsanto. Lo stop resterà in vigore fino all'adozione delle misure previste dal regolamento comunitario 178/2002 che prevedono, tra l'altro l'adozione di norme per garantire la coesistenza tra varietà tradizionali, biotech e biologiche e comunque per un periodo di massimo diciotto mesi. Il provvedimento sarà immediatamente notificato alla Commissione europea e agli altri 27 Stati membri dell'Unione europea.

«Con i ministri Lorenzin e Orlando – ha commentato la responsabile delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo – avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni. Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l'Italia dall'omologazione».

Il decreto giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal governo Letta nell'aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore.

«La nostra agricoltura si basa sulla biodiversità e sulla qualità – aggiunge De Girolamo – e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese».

Anche per il ministro dell'Ambiente, Orlando, il decreto «rappresenta solo la prima parte di un percorso nel quale il sistema Italia nel suo complesso deve offrire una convinta prova di unità e compattezza». Orlando si è appellato alle Regioni che «devono innanzitutto dare il loro immediato contributo per la costruzione di un quadro di misure idonee a garantire la salvaguardia delle nostre coltivazioni tradizionali e biologiche».

Soddisfatta la Coldiretti secondo cui la decisione del Governo di vietare in Italia la coltivazione di mais Mon810 ha il sostegno di quasi otto italiani su dieci (76%) che in un sondaggio Ipr marketing si sono detti sono contrari all'utilizzo di Ogm, con un aumento del 14% rispetto allo scorso anno. «La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica – sottolinea il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – perché da essa dipende l'esistenza stessa del made in Italy che è il nostro petrolio, il nostro futuro, la nostra leva per tornare a crescere non solo nell'alimentare ma in tutti i settori».

Per la Confederazione italiana degli agricoltori (Cia) l'atto compiuto dai ministri va nella giusta direzione. «È necessario impedire la coltivazione di ogm in italia – sottolinea il presidente, Giuseppe Politi – e il governo deve procedere, rapidamente, all'attivazione della clausola della salvaguardia come richiesto fermamente anche dalle regioni».

Voci critiche, invece, da Confagricoltura e Assobiotec che riunisce l'industrie attive nel settore della ricerca scientifica. «Non si può far parte dell'Europa a singhiozzo – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi –: i divieti e il bavaglio alla scienza probabilmente nascono dalla paura che le ricerche possano dimostrare che la coesistenza è possibile. Studiare, sperimentare e conoscere non ha mai fatto male a nessuno ed è alla base del progresso. Ci dicano, piuttosto, su quali basi scientifiche quei pochi ettari seminati con mais Mon 810 sarebbero in grado di mettere a rischio l'ambiente, la salute dei consumatori e la biodiversità».

Per il presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli, «questo provvedimento sposta indietro le lancette di oltre dieci anni quando il governo Amato vietò l'import di tre tipologie di mais ogm. Un provvedimento revocato all'indomani dalle sentente avverse del Tar, del Consiglio di Stato e della Corte Ue. Ancora una volta si ricorre ad argomentazioni ideologiche e anacronistiche senza considerare il potenziale produttivo dell'innovazione e il suo ruolo per la valorizzazione delle filiere italiane dei formaggi e prosciutti Dop che esistono anche grazie ai mangimi Ogm».


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