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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 16:36.

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Francia, via libera del Consiglio di Stato alla semina di mais Ogm

Dalla prossima primavera in Francia sarà possibile seminare mais Ogm. È questo infatti l'effetto della decisione assunta oggi dal Consiglio di Stato di annullare lo stop al Mon810 deciso dal governo il marzo scorso, nonostante l'approvazione del prodotto da parte di Bruxelles. La notizia era attesa: il Consiglio ha infatti accolto la richiesta del relatore presentata il 5 luglio scorso e giustificata dalla mancanza di gravi presupposti e solide prove di rischio per la salute. Fin qui però la «teoria». Il ministro dell'agricoltura Stephane Le Foll è infatti fermamente intenzionato a difendere la scelta del blocco imposto nel marzo scorso e annuncia dunque strumenti giuridici rafforzati:«Non siamo favorevoli agli Ogm e in particolare al Mon810 che è un mais – ha detto– resistente agli erbicidi».

Semine in primavera, c'è tempo per nuovi interventi
E considerato il lasso di tempo che separa la decisione dall'avvio delle semine, in primavera, è evidente che presto arriveranno nuovi scudi anti Ogm.
Per le associazioni ambientaliste francesi è tempo di mettere in campo ogni azione per vietare definitivamente il mais in terra di Francia. Mentre per l'associazione dei produttori di mais e per i sementieri la decisione del Consiglio di Stato consentirà di far ripartire su nuove basi e senza preconcetti il dibattito sulle colture Ogm e il rilancio delle biotecnologie verdi.
La Francia ha fatto da tempo una scelta decisa sul fronte anti biotech. Con Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia e Austria ha infatti adottato la clausola di salvaguardia «per difendersi dalle coltivazioni Ogm».
La decisione del Consiglio di Stato francese va in controtendenza rispetto al vento che spira in Europa e che ha convinto il colosso Monsanto a revocare tutte le domande pendenti di omologazione di nuove colture Ogm in Europa. Si tratta, in particolare, di cinque varietà di mais, una di soia e una di barbabietola da zucchero.

In Italia un decreto anti biotech, ma non è ancora in Gazzetta Ufficiale
Anche in Italia, dove negli ultimi anni c'è stato un atteggiamento ondivago, proprio nei giorni scorsi, è stato varato un decreto interministeriale firmato dai ministri dell'Ambiente,Orlando, delle Politiche agricole, De Girolamo, e della Sanità, Lorenzin, che vieta le coltivazioni di Mon810.
Un primo passo che, secondo quanto ha dichiarato De Girolamo, sarà seguito da ulteriori iniziative «con le quali verrà definito un nuovo assetto nella materia della coltivazione Ogm nel nostro Paese».
In Italia dunque si punta all'obiettivo della clausola di salvaguardia che un paese Ue può invocare per vietare le coltivazioni sul proprio territorio.

Il ministro De Girolamo: così tuteliamo le nostre produzioni dall'omologazione
Con il decreto che deve però ancora completare il suo corso (Greenpeace proprio oggi denuncia la mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) si sancisce una volta per tutte il no alle coltivazioni Ogm. La materia infatti è assai complessa e una recente sentenza della Corte di Giustizia europea aveva sostenuto che uno stato membro non può vietare una coltura autorizzata dall'Unione europea. Il provvedimento d'urgenza ha fatto perciò chiarezza. È quanto ha sottolineato il ministro delle Politiche agricole ricordando che «così si tutela la nostra specificità e si salvaguarda l'Italia dall'omologazione».

Nel mondo coltivati 170 milioni di ettari, gli Usa capofila
In Europa, comunque, le colture Ogm sono ridottissime con una superficie impegnata di soli 129mila ettari. Il fronte pro Ogm è guidato dalla Spagna con 116mila ettari, tallonata da Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania.
Nel mondo i principali produttori con una quota di oltre il 40% del totale (170milioni di ettari) sono gli Stati Uniti. In buona posizione anche il Brasile (22%) e l'Argentina(14 per cento).

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