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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2013 alle ore 17:20.

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Vendemmia al via tra le polemiche

Brescia no, Pavia sì. Un accordo divide, crea polemiche, porta a prese di posizione anche clamorose; l'altro piace a tutti, smorza i toni, apre un dibattito sulle possibili ricette per riformare un segmento strategico della nostra agricoltura. L'estate 2013, tra gli addetti ai lavori, passerà alla storia come quella della "guerra delle vendemmie di solidarietà", con l'approccio innovativo alla campagna dell'uva registrato nelle due province lombarde che ha creato non poche incomprensioni in un fronte sindacale da sempre caratterizzato da grande compattezza.

Di fondo, c'è la necessità comunemente riconosciuta di svecchiare i meccanismi che regolano l'incontro tra domanda e offerta in un comparto che ogni anno occupa circa 250mila stagionali. Sul "come fare" ci si divide. L'occasione di maggiore divisione è stata l'accordo di Brescia di metà di giugno: Fai Cisl, Coldiretti, i comuni della Franciacorta e la società Demetra hanno siglato il progetto "Vendemmia, lavoro e solidarietà". Il testo si propone come un «patto di solidarietà per offrire delle occasioni di lavoro e di reddito a lavoratori disoccupati e a famiglie in difficoltà in occasione della vendemmia». Le aziende vitivinicole della Franciacorta si impegnano ad affidare la raccolta alla società di servizi che «utilizzerà per tali operazioni una quota di lavoratori disoccupati del territorio». Il tutto con la garanzia di Fai sul fronte sindacale. Il modello piace e si pensa subito a esportarlo: ci si mette al lavoro su un progetto analogo per l'Oltrepo pavese. Flai Cgil e Uila Uil però insorgono: per loro l'accordo di Brescia rappresenta uno stratagemma per aggirare il contratto nazionale dell'agricoltura e in più, con la precedenza accordata ai disoccupati del territorio, violerebbe anche alcuni principi di costituzionalità. C'è addirittura il sospetto che l'intesa apra le porte ai contestati voucher in agricoltura che un anno fa rappresentarono un punto caldo del confronto sulla Riforma Fornero. Ne nasce un dibattito tra le sigle, con appelli al ministero del Lavoro. Intanto a Pavia Fai sottoscrive con Coldiretti, la locale Pastorale del lavoro e la Cooperativa Servizi Formazione un accordo in cui è quest'ultima a garantire l'incontro tra aziende e braccianti. Non è l'unica intesa riguardante l'Oltrepo: a una manciata d'ore arriva un nuovo accordo, firmato stavolta da Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Cgil, Cisl, Uil e provincia pavese, che aggiusta il tiro: l'incontro tra domanda e offerta in chiave solidale si realizza attraverso il Centro per l'impiego.

Il tutto mentre, il 22 luglio, la Direzione territoriale del Lavoro di Brescia, attraverso una nota ufficiale, ricorda alla parti firmatarie dell'accordo della Franciacorta che «la materia dell'occupazione e del mercato del lavoro è regolamentata dal Dlgs 276/2003 che prevede sanzioni di carattere penale in caso di violazione dei precetti in esso contenuti». Per Stefano Faiotto, segretario nazionale di Fai, «sull'accordo della Franciacorta c'è stato qualche malinteso. L'intento è sempre stato favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta in una logica di solidarietà, ecco perché a Pavia abbiamo voluto aprire il tavolo a più soggetti possibile». L'ultimo accordo è «legittimo e sensato – secondo il segretario di Flai Stefania Crogi –, quello di Brescia un esperimento pericoloso». Per Stefano Mantegazza, segretario di Uila, «siamo di fronte a fughe in avanti, alcune condivisibili e altre no, nel tentativo di modernizzare il reclutamento nel comparto vitivinicolo. A settembre – conclude – proporremo l'apertura di un tavolo ministeriale sul problema».

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