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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2013 alle ore 06:53.

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Provider contro Agcom sul copyright

Resta meno di un mese di tempo per far arrivare all'Agcom le proprie osservazioni sullo schema di regolamento per la tutela del diritto d'autore online, licenziato sul filo di lana, con l'ultimo consiglio Agcom della stagione, il 25 luglio. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni punta all'approvazione definitiva entro novembre con entrata in vigore a febbraio.

Intanto però falchi e colombe non hanno mancato di darsi battaglia. L'enforcement con efficacia immediata e il fatto che non si vadano a colpire né i downloaders, né il peer-to-peer casalingo, ma la pirateria "massiva" e a scopi di lucro, sono gli elementi che spingono i giudizi favorevoli. Nello specifico Agcom agirà solo su segnalazione di soggetti che dovranno preliminarmente rivolgersi al gestore della pagina Internet per chiederne la rimozione. Se le cose non dovessero andare per il verso giusto l'Agcom potrà poi richiedere la rimozione dei contenuti entro 3 giorni.

I dubbi su questo intervento richiesto ai "prestatori di servizi" sono l'argomento più utilizzato da chi vede più pericoli che opportunità. Paolo Nuti, presidente di Aiip, associazione dei provider, lo spiega, pur precisando che il principio dell'intervento Agcom «è giusto»: «AIIP concorda con la necessità di tutelare i giusti diritti di autori, editori, produttori, ma ritiene che questa tutela non possa e non debba essere attuata attraverso i sistemi di interdizione dell'accesso degli utenti ai siti». Il blocco attuato attraverso sistemi di analisi generalizzata del "carico pagante"(DPI = Deep Packet Inspection stile "DataGate"), dice Nuti, «è una plateale violazione dell'articolo 15 della Costituzione».

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