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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 14:35.

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La geotermia festeggia cent'anni a Larderello preparandosi a una nuova giovinezza

Il 4 luglio del 1904 in Toscana, a Larderello, cinque lampadine furono accese sfruttando l'elettricità ottenuta trasformando la forza del vapore prelevato dal sottosuolo. Era il primo passo di una rivoluzione energetica che ha fatto della geotermia una delle fonti rinnovabili più promettenti e più importanti della storia. Non a caso, di lì a poco, nella piccola cittadina toscana sorse il primo impianto in grado di sfruttare il calore delle profondità terrestri. Un traguardo che oggi l'amministratore delegato di Enel Green Power, Francesco Starace, ha voluto ricordare inaugurando, insieme all'assessore regionale all'Ambiente e all'Energia, Anna Rita Bramerini, il nuovo museo della geotermia.

La struttura, completamente rinnovata, racchiude la storia della sfida vinta dallo spin off dell'ex monopolista elettrico che ha voluto scommettere su tale risorsa. Un tesoro custodito nel sottosuolo delle province di Pisa, Siena e Grosseto, che consente di soddisfare il 26,5% del fabbisogno energetico della Toscana. A Larderello la società gestisce infatti il più antico complesso geotermico del mondo ed uno dei più grandi, con 34 impianti per 722 MW netti che producono oltre 5 miliardi di kWh l'anno, il consumo medio annuo di circa 2 milioni di famiglie italiane. «Sono passati cento anni e abbiamo davanti un grande futuro», ha spiegato il numero uno Starace ricordando che «sono gli italiani ad aver diffuso la geotermia nel mondo».

Il museo apre le porte su cent'anni di geotermia e illustra nella prima sala tutte le tipologie di fonti rinnovabili e l'attività di Enel Green Power in Italia e nel mondo. Dopo l'introduzione, il visitatore è protagonista di un tuffo nella storia con i primi cenni storici legati alla geotermia. Nelle sale successive si entra nel cuore della risorsa geotermica con la scoperta nel 1777 dell'acido borico nel lagone Cerchiaio di Monterotondo Marittimo da parte di Uberto Francesco Hoefer di Colonia sul Reno, "Provisioniere delle reali farmacie" della Toscana, il successivo avvio dell'attività chimica del Conte Francesco de Larderel e l'accensione delle prime cinque lampadine nel 1904 grazie all'intuizione del Principe Ginori Conti. Un apposito spazio è poi dedicato alle perforazioni, di cui si ha testimonianza anche nel trattato dell'Accademia dei Georgofili del 1841 che data le prime attività di perforazione nel 1838. Per spiegare al visitatore il funzionamento di questa fonte rinnovabile, è stata inoltre allestita una sala 3D che accompagna il visitatore in una discesa virtuale nel ventre del pianeta, laddove l'energia prende forma e la geotermia trova la sua sorgente. Infine, le sale dedicate alla storia dell'industria geotermoelettrica fino all'attualità di Egp.

L'inaugurazione del nuovo museo cade, come detto, nel centenario dell'entrata in esercizio della prima centrale geotermica, avvenuta nel settembre 1913. Nel giardino antistante il palazzo storico del museo, vi sono i busti di Francesco De Larderel e della moglie Paolina. Proprio a De Larderel si deve l'avvio dell'avventura geotermica in quest'angolo di Toscana, uno dei luoghi di riferimento per il mondo dell'energia e della scienza, tanto che sugli scalini di ingresso dell'edificio si possono ammirare le foto che ritraggono i premi Nobel Madame Curie nel 1918 ed Enrico Fermi nel 1956. La struttura, completamente gratuita, è aperta sette giorni su sette fino al 31 ottobre (dalle 9 alle 18.30) e, dal martedì alla domenica, il resto dell'anno (10-17). I visitatori possono richiedere una visita con personale a pagamento o optare per una visita gratuita guidati da un sistema ProScenium: una voce narrante e un fascio di luce condurranno il pubblico lungo le tappe principali della storia della geotermia.

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