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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2013 alle ore 16:28.

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Il ministro D'Alia: subito un tavolo per semplificare in agricoltura
E l'appello è stato raccolto in diretta dal ministro per la Funzione pubblica e la semplificazione Giampiero D'Alia che ha imputato gran parte delle colpe al decentramento ottenuto con la riforma del titolo V della Costituzione. Una riforma che ha prodotto, secondo il ministro, una crescita delle amministrazioni locali senza alleggerire quella centrale che invece ha continuato a ingrossarsi. Una via d'uscita D'Alia l'ha trovato proponendo l'apertura immediata di un tavolo speciale sull'agricoltura: «Da domani - ha assicurato - sono disposto a sedermi a questo tavolo vedremo di lavorare anche in concorso con le regioni, il tema della semplificazione in agricoltura deve essere una priorità e ora c'è l'occasione del ddl sulle semplificazioni all'esame del Senato dove eventualmente inserire norme per il settore». Per il ministro «bisogna riscrivere il rapporto tra Stato, regioni e sistema delle autonomie e l'occasione è la discussione sul percorso della riforma costituzionale». Comunque non si parte da zero: nel «decreto del fare» D'Alia ha ricordato che ci sono delle semplificazioni per le norme sulla sicurezza con un abbattimento degli oneri per 500 milioni. Favorevole a un tavolo di coordinamento per valutare i diversi interessi del territori anche l'assessore all'agricoltura della Puglia e coordinatore degli assessori agricoli, Fabrizio Nardoni che ha ricordato le difficoltà a una programmazione unitaria per le forti spinte localistiche e per le richieste dei produttori che vorrebbero piani di sviluppo rurale su misura per le loro aziende.

Castiglione (Mipaaf): bandi a sportello e stop a contributi in conto capitale
Il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Castiglione, ha rilanciato la sua proposta dei bandi a sportello» per i Piani di sviluppo rurale e l'eliminazione degli aiuti in conto capitale. Inoltre per Castiglione bisogna investire di più sulla gestione dei rischi per tutelare il settore dagli effetti devastanti delle avversità atmosferiche.

Presentati alcuni casi di ordinaria burocrazia: la via crucis degli imprenditori
Quattro anni per costruire un capannone per il ricovero degli attrezzi, costi stellari per una concessione demaniale, 240 giorni per «spostare» un albero di olivo, tre giorni di lavoro e l'ingaggio di un avvocato e un commercialista per «convincere» la Finanza che le aziende agricole hanno un trattamento fiscale speciale. Sono alcuni degli «orrori» burocratici raccontati dai «testimonial» della Confagricoltura. Casi concreti dai quali emergono incongruenze e ignoranza, ma che per l'agricoltore si traducono in perdita di tempo (sottratto all'attività) e soprattutto di aggravio dei costi, un nervo scoperto per le imprese.
Silvia Bergonzini, imprenditrice modenese, ha narrato la sua storia. Ancora più grave tenendo conto che si tratta di una giovane, quella categoria a cui da anni si dichiara di voler dare concretamente una mano per favorire lo svecchiamento delle nostre campagne. Nel 2009 ha presentato domanda di primo insediamento e la richiesta di realizzare un capannone. Alla fine ce l'ha fatto, ma dopo 32 passaggi da un ufficio pubblico all'altro e con dieci blocchi della pratica. E ancora controlli doppi e cambi di interlocutori in corso di pratica. Il finanziamento per la spesa di 250mila euro è arrivato (140mila euro), ma insieme al 35% di costi indiretti e un mutuo che "vale"15mila euro di intereressi.
Percorso a ostacoli anche per il cosentino Salvatore Puglisi che per avviare il suo impianto di acquacoltura, un settore in crescita (consumi maggiori del pescato) si è scontrato con un'altalena di norme che prima toglievano poi ripristinavano i canoni demaniali scontati. E così oggi senza agevolazioni, riservate solo alle società cooperative, l'imprenditore singolo spende per 500mila metri quadrati di impianto 885mila euro contro i 2mila di una coop. Rinunciando all'investimento l'agricoltore ha lasciato sul tavolo 30 milioni di fondi comunitari. E diventa un'impresa anche spostare un albero per consentire l'accesso nel campo a una macchina agricola di nuova generazione. È successo a Sergio Ricotta, presidente di onfagricoltura Lazio che ha ottenuto il nulla osta dopo un tour tra vari uffici e 240 giorni. Una fortuna per certi versi, perchè se gli alberi fossero stati 6 e magari su un terreno a cavallo tra due province sarebbero serviti 4 anni di pratiche.

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