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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2014 alle ore 16:48.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2014 alle ore 18:07.

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Il 2014 sarà un anno cruciale per il futuro dell'industria italiana fortemente provata dalla cisi. Secondo i dati diffusi dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) sono attualmente attivi 159 tavoli di confronto riguardanti imprese in crisi (che nel corso degli ultimi 12 mesi sono state oggetto di almeno due incontri plenari, presenti congiuntamente rappresentanti della proprietà, dei lavoratori e delle istituzioni). In totale - riferisce il Mise - sono coinvolti oltre 120mila lavoratori. I posti dichiarati in esubero dalle imprese ammontano in media a circa il 15%; per 18 imprese (che occupano circa 2.300 dipendenti) si è in presenza di una dichiarazione di cessazione di attività.

Elettrodomestici e manifattura tra i più colpiti dalla crisi
I settori maggiormente interessati sono elettrodomestico bianco e relativa componentistica, siderurgia, manifatturiero, telecomunicazioni, componentistica auto e moto, farmaceutico. Nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati sottoscritti 62 accordi che hanno consentito di evitare oltre 12mila riduzioni di organico. I più conosciuti hanno riguardato: Natuzzi, Indesit, Bridgestone, Novelli, Richard Ginori, Micron (unità di Avezzano), Vestas, Alcoa, Sixty, Candy, Ies-mol (Raffineria di Mantova), Acc, Berco, Valtur, Marangoni, Simpe, Plasmon, Filanto, Wind, Meraklon, Eurallumina. Tra gennaio e novembre sono state richieste 990 milioni di ore di cassa integrazione e l'industria è il ramo di attività che assorbe il maggior numero (a novembre su 110 milioni, 76 erano per l'industria).

I tavoli di crisi
Tra i tavoli di crisi che da gennaio vedranno impegnati ministero e sindacati vi sono aziende di grande rilievo e marchi storici per il Paese, in tutti i settori produttivi: dall'elettronica di Alcatel a Italtel, alle ceramiche di Ideal Standard; dal tessile di I Ti Erre alle energie rinnovabili di Marcegaglia (stabilimento di Taranto); dalla chimica di Akzo Nobel alla cantieristica di Fincantieri (stabilimenti di Palermo e Castellammare di Stabia). Maggiormente interessati sono i settori nei quali hanno particolare incidenza sul costo totale di produzione, il costo del lavoro ed il costo per l'approvvigionamento di energia.

Siderurgia
Ilva è in attesa dell'applicazione dell'Aia e del piano industriale; in essere vi sono i contratti di solidarietà per 1.700 lavoratori. «Quello che ci preoccupa è che lo stabilimento ha prodotto 2 milioni di tonnellate di acciaio in meno di quanto previsto dall'Aia - afferma il segretario generale Uilm Rocco Palombella - Inoltre, Comune e provincia non hanno autorizzato i lavori per i parchi minerari e non sappiamo quando inizieranno». «L'azienda è chiamata a fare investimenti e le banche non sono in grado di fornire le risorse necessarie - sottolinea Rosario Rappa della Fiom - intanto il piano industriale èslittato da dicembre a febbraio-marzo».

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