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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2014 alle ore 10:49.

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(Afp)(Afp)

Un sospiro di sollievo per l'export di vino made in Italy. Ieri le autorità cinesi hanno annunciato di aver revocato la procedura antidumping a carico dei vini provenienti dall'Unione europea. Il ministero del Commercio di Pechino ha infatti precisato che, dopo sei tornate negoziali in quattro mesi, le organizzazioni dei produttori europei e quelle delle industrie vinicole cinesi hanno siglato un memorandum col quale si impegnano a risolvere ogni controversia «attraverso la cooperazione».

Viene così archiviata l'indagine sulle spedizioni in Cina di vino Ue aperta nel luglio del 2013 (e che avrebbe dovuto concludersi nel prossimo luglio) in coincidenza con l'annunciato rialzo dei tassi sull'import dalla Cina di pannelli solari. Per questo dopo che fra Ue e Cina era stato raggiunto un accordo proprio sui pannelli solari, già da qualche settimana si attendevano novità anche sul capitolo vino. E alla vigilia del tour del presidente cinese Xi Jinping atteso da oggi in Europa è arrivato l'annuncio della chiusura dell'indagine.
Una prima boccata d'ossigeno al settore italiano era già arrivata la scorsa estate quando l'unica azienda italiana sotto osservazione per sospetta condotta antidumping (la Cevico, produttrice dei famosi brand Ronco e San Crispino) era stata «scagionata».
Tuttavia, anche solo il rischio di sanzioni antidumping, non ha mancato di provocare effetti in questi mesi. Scorrendo i dati sull'export italiano di vino salta all'occhio la flessione di oltre il 33% dei quantitativi spediti in Cina nel 2013. E difficoltà sono state denunciate anche dalla Francia che detiene una quota del 50% su quel mercato. Proprio nei giorni scorsi, (come rilanciato dal sito specializzato www.winenews.it) il Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux, ha denunciato nel 2013 un calo delle vendite in Cina del 16% in volume e del 18% in valore con una perdita di 60 milioni.

Grande soddisfazione per la chiusura dell'indagine è stata espressa ieri dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina che ha sempre auspicato una chiusura amichevole dell'indagine. Sulla stessa lunghezza d'onda il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda. «Le industrie europee del vino – ha spiegato il presidente di Federvini (che è anche vicepresidente del Ceev, l'associazione europea), Lamberto Vallarino Gancia – hanno siglato un accordo con l'associazione delle imprese cinesi dopo aver dimostrato che i nostri prodotti non sono in concorrenza con i loro perché si rivolgono a fasce di mercato completamente diverse». «Sul mercato cinese – ha aggiunto il presidente della Marchesi de'Antinori, Piero Antinori – l'Italia è molto indietro come posizioni rispetto alla Francia e credo che con la fine dell'indagine si possa ritrovare slancio per investire e recuperare terreno. Ricordo spesso che anni fa anche negli Usa avevamo una quota di mercato molto inferiore a quella dei produttori francesi ma poi li abbiamo superati. Resto convinto che l'Italia abbia tutte le potenzialità per un deja vu in salsa cinese».

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