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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2014 alle ore 09:57.
L'ultima modifica è del 22 marzo 2014 alle ore 14:42.

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MILANO - Una truffa da 224 milioni consumata tra il 2008 e il 2012. L'inchiesta della procura di Milano su Infrastrutture lombarde, la società controllata dalla Regione Lombardia che gestisce appalti di opere stradali e ospedaliere, sta mettendo a nudo un sistema di gare truccate, spezzettate per aggirare i bandi pubblici e affidate agli "amici", messo in piedi da almeno 17 persone, di cui 8 finite, due giorni fa, in custodia cautelare in carcere o ai domiciliari e altri 9 raggiunti da un avviso di garanzia. Si trovano adesso in carcere Antonio Rognoni, dg della società e dimissionario da un mese, e Pier Paolo Perez. Per tutti l'accusa, a vario livello, di associazione a delinquere, truffa, turbativa d'asta e falso.

Secondo gli inquirenti, sarebbe proprio uno scambio di mail di Rognoni a mettere in evidenza che gli ex vertici del Pirellone, allora guidato da Roberto Formigoni, avrebbero saputo della «diffusa illegalità» dentro Infrastrutture lombarde.
Nell'ordinanza del gip si legge che si ha «una definitiva conferma che i conferimenti dei contratti legali erano chiaramente viziati, ma si denota soprattutto la piena consapevolezza di tutte le parti in causa di agire in un ambito di diffusa illegalità, compresi i vertici della Regione Lombardia».
In cosa si è concretizzata la truffa ai danni della Regione stessa? Il dossier della procura parla di 25 appalti che sarebbero stati «turbati» da Rognoni che aveva «al servizio», secondo l'accusa, una vera e propria «cerchia di professionisti», tra cui gli avvocati Carmen Leo, Fabrizio Magrì, Sergio De Sio e Giorgia Romitelli, finiti ai domiciliari. Ci sarebbero dunque profitti illeciti ottenuti dagli stessi professionisti per incarichi di consulenza legale o tecnico-amministrativa, come i 525mila euro per consulenze per le opere stradali Pedemontana, Tangenziale Est Esterna Milano e per il collegamento Brescia-Milano; 2,4 milioni sempre per consulenze per l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano; 1,2 milioni per supporto e consulenza per l'Expo 2015; 400mila euro per appalti in vari ospedali; 240mila euro per la direttrice Cremona-Mantova; quasi 1,8 milioni per le bonifiche da amianto di un'area a Pieve Emanuele.

Poi gli ospedali. Con l'ospedale di San Gerardo di Monza, del valore di 3 milioni, ci sono stati altri "favori". Rognoni avrebbe «formalmente nominato sé stesso come Presidente della gara», mentre altre persone, ora indagate, sono state nominate «commissari di gara». Gara poi pilotata a favore del raggruppamento di imprese con capogruppo Manutencoop Facility Management spa.
A destare preoccupazione per quanto riguarda Expo è non solo l'indagine a carico di Alberto Porro, capo cantiere del sito espositivo e tecnico di Infrstrutture, ma anche gli incarichi di supporto legale affidati a Carmen Leo e Fabrizio Magrì, due avvocati di Infrastrutture finiti ai domiciliari. La stessa scelta dei due legali esterni è stata arbitraria e, secondo le carte, «gravemente turbata senza ombra di dubbio». Magrì in particolare ha avuto anche la consulenza per Arexpo, la società proprietaria dei terreni di Expo che oggi si occupa della riqualificazione dopo l'evento. Gli inquirenti spiegano che l'assistenza legale è «stata strumentalmente retrodatata», come provano le intercettazioni, riportate nell'ordinanza, delle conversazioni telefoniche tra Perez e Magrì.

L'ordinanza mette in evidenza le imprese beneficiate illecitamente da Infrastrutture lombarde. Tra cui, per la manutenzione, si cita la Internet networking development and support, con commesse da 198mila complessivi frazionati in sei distinti contratti; poi la G-Risk di Giuseppe De Donno, ex ufficiale del Ros dei Carabinieri, nominato da Formigoni membro del comitato per la legalità e la trasparenza di Expo, come ricordano le carte degli inquirenti.

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