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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 13:04.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 16:29.

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È il giorno del referendum sull'accordo Electrolux, firmato a Roma il 15 maggio scorso dopo sette mesi di trattative e il rischio concreto che il tavolo saltasse. L'intesa riguarda circa 6mila dipendenti dei quattro stabilimenti italiani della multinazionale: lo scrutinio dovrebbe iniziare verso le 14, il risultato si saprà probabilmente nel tardo pomeriggio.

Il clima è complicato dalle polemiche sulla parte relativa al miglioramento della produttività: in particolare a Susegana, Treviso, l'aumento dei pezzi lavorati all'ora trova notevoli resistenza. Porcia sembra avviata verso un via libera: se l'accordo non passa – ha ammonito Maurizio Geron, Fim Cisl, «si torna indietro al 27 gennaio», ovvero quando per lo stabilimento pordenonese la chiusura sembrava certa. A Solaro le assemblee sono andate più che bene, spiega Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm del settore elettrodomestici; a Forlì la polemica – che rimbalza anche sulla pagina Facebook degli addetti – riguarda la sigla sul testo dell'accordo prima ancora che i lavoratori venissero a conoscenza del contenuto: un fatto che porta parte delle rappresentanze sindacali a dichiarare che voterà no.

In clima pre elettorale, la questione prende una chiave anche politica: il governo ha annunciato l'accordo come un modello da seguire anche per le altre vertenze, per il Movimento 5 Stelle è una scelta fatta «a scapito della sicurezza e della salute».
«Un accordo di fondamentale importanza per la continuità produttiva, la competitività e la protezione dei posti di lavoro nelle nostre fabbriche – aveva dichiarato Ernesto Ferrario, amministratore delegato di Electrolux Italia, dopo la notizia del risultato raggiunto – È stato un percorso complesso e sofferto e, se non fossimo stati in grado di raggiungere l'intesa, oggi ci troveremmo in una situazione davvero difficile sia dal punto di vista della continuità di business sia dal punto di vista della protezione dell'occupazione». Oggi il verdetto.

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