Dopo la Reserve Roastery inaugurata in Piazza Cordusio a inizio settembre, il colosso americano Starbucks sceglie ancora Milano per portare in Italia il suo format tradizionale, il modello «Core»
di cui esistono già 28mila negozi in tutto il mondo. Anche in questo caso, però, la scelta è stata quella di aggiungere alcuni
elementi di italianità nel design delle caffetterie e nell’offerta gastronomica, riconoscendo in questo mix tra brand internazionale
e specificità locali la chiave per affrontare il nostro mercato, uno degli ultimi in cui arriva il gruppo fondato da Howard
Schultz nel 1983.
A differenza della Roastery, gestita direttamente dalla multinazionale americana, tutti gli Starbucks Core nel nostro Paese
saranno affidati in franchising al partner Percassi, attraverso la newco Siren Coffee.
La prima caffetteria inaugura martedì 20 novembre in Corso Garibaldi, una delle zone più dinamiche e vitali del capoluogo lombardo: 200 metri quadrati in cui lavoreranno 28 persone servendo, oltre a tutte le tipologie di caffè tipiche degli Starbucks Core, anche prodotti pensati esclusivamente per i clienti italiani. Cornetti, brioche e crostate accanto ai tradizionali muffins, e poi insalate e panini: il tutto preparato al momento, a differenza di quanto accade negli altri negozi del gruppo nel mondo. Il marmo del bancone, i toni caldi degli arredi, le finiture in legno, bronzo e ottone sono ispirati ai bar storici di Milano e contribuiscono a rendere più italiana anche l’atmosfera della caffetteria, curata da Liz Muller, la chief design officer di Starbucks che ha progettato la Roastery, facendo ricorso ad artigiani e aziende italiane.
«Queste linee guida rappresentano il posizionamento strategico studiato per l’Italia e ispireranno tutti gli Starbucks Core che apriremo nel Paese», spiega Roberto Masi, managing director di Starbucks Coffe Italy. Il prossimo (di 280 mq) aprirà dopodomani in via Durini, a due passi dal Duomo, e tra una settimana arriverà quello il più grande, 350 mq all’interno dell’aeroporto di Malpensa. Insieme alla Roastery, che in tre mesi dall’inaugurazione ha avuto una risposta incoraggiante per il gruppo, le insegne Starbucks aperte nel 2018 daranno lavoro a circa 400 persone.
E siamo solo all’inizio, garantisce Masi: «Non ci piacciono gli annunci, inoltre dobbiamo capire la risposta del mercato – spiega — ma se tutto andrà bene, il piano di sviluppo prevede circa 10-15 aperture l’anno e un focus, oltre che sui centri città, anche sui luoghi di viaggio, come aeroporti e stazioni, e centri commerciali». L’anno prossimo Starbucks lavorerà per consolidare la presenza su Milano (in arrivo entro la primavera un negozio in Stazione Centrale e probabilmente anche un punto vendita all’interno di Citylife) e aprire a Roma. «Dopodiché ci concentreremo sulle medie città del Centro e Nord Italia – aggiunge Masi –: Firenze, Bologna Venezia, Padova, Verona e Torino». L’investimento è stato finora tra i 500mila e i 700mila euro, a seconda della dimensione dello store.
Tutto però senza fretta: «È un programma a medio termine, su cinque anni – precisa Masi –: siamo prudenti e umili. Sappiamo che l’Italia è una grande sfida per Starbucks, ma il gruppo ha dimostrato di credere nel nostro Paese, aprendo proprio a Milano la prima Roastery in Europa e la terza nel mondo. Se saremo bravi e veloci nel trovare il giusto mix commerciale, capace di unire un grande brand internazionale con un’offerta adeguata alle abitudini e i gusti degli italiani, allora il programma potrebbe anche accelerare».
Ed eccola l’offerta: diverse tipologie di caffè, come da tradizione Starbucks, ma con un focus particolare sui due prodotti che sono imprescindibili per gli italiani: espresso e cappuccino, in vendita rispettivamente a 1,30 e 1,80 euro. Ma il vero tratto distintivo, precisa Masi, è sulla proposta alimentare. Come nel caso di Princi per la Roastery di Piazza Cordusio, anche per gli Starbucks Core è stato scelto un partner di nicchia e locale per la fornitura dei prodotti di pasticceria: l’Atelier di Clusone, in provincia di Bergamo, un laboratorio artigianale che, attraverso uno stabilimento e con chef «ad hoc», elaborerà e produrrà i prodotti in esclusiva per le caffetterie italiane del brand americano. Quanto al target, «Lo scopriremo da domani (oggi per chi legge, ndr), ma siamo convinti che in nostri clienti non saranno soltanto studenti e turisti – dice Masi–. Il nostro obiettivo è avvicinare gli italiani a Starbucks».
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