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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 18:33.
Botta e risposta, al limite dello scontro istituzionale, fra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il presidente del Senato, Renato Schifani, sul disegno di legge sulle intercettazioni all'esame dell'Aula di Palazzo Madama. E alla fine il provvedimento torna in commissione «per trovare una sintesi di mediazione».
Il presidente della Camera ha detto di nutrire «dubbi sul testo al Senato del ddl sulle intercettazioni», sottolineando che «è opportuno che il Parlamento rifletta ancora su questo testo». Immediata la replica di Schifani che ha detto: «Da quando sono presidente del Senato non mi sono mai occupato di dare valutazioni politiche nel merito di argomenti all'esame del ramo del Parlamento che presiedo. Il ruolo del presidente del Senato é di essere garante delle regole e dei diritti di maggioranza e opposizione, è un dovere di terzietà».
Non si è fatta attendere la replica di Fini. «Rispetto totale per l'autonomia del Senato. Il presidente Schifani non può però fingere di non sapere - ha risposto Fini - che prima di presiedere la Camera ho contribuito a fondare il Pdl, di cui anch'egli è espressione. Sulle questioni relative alla legalità e all'Unità nazionale non ho intenzione di desistere dallo svolgere un ruolo politico». In precedenza Fini aveva detto di non essere sicuro «che in questa situazione sia utile usare la scimitarra riguardo ai 75 giorni, quale termine massimo, delle intercettazioni telefoniche. In questo caso, a volte, è utile usare il fioretto».
Per Fini la norma transitoria «è in contrasto con il principio di ragionevolezza». E ha annunciato, sul provvedimento attualmente a Palazzo Madama, che «se i deputati alla Camera lo riterranno necessario si potrà intervenire». Scende in campo anche il sottosegretario alla Funzione Pubblica, Andrea Augello, esponente dei finiani moderati. «I dubbi espressi da Gianfranco Fini su alcuni aspetti del provvedimento sulle intercettazioni rappresentano un invito al Parlamento ad approfondire e non un atto eversivo».
Inizio tutto in salita per l'esame del ddl intercettazioni in aula al Senato. Bocciate le cinque le pregiudiziali di costituzionalità, due del Pd, una dall'Idv, una dall'Udc e una dai Radicali. Subito in aula é mancato il numero legale e la seduta é stata sospesa per 20 minuti. Il ddl é sotto un attacco incrociato delle opposizioni.