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In ateneo si lavora part-time

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:47.

L'obiettivo è offrire agli studenti meritevoli un'occasione di lavoro part-time per aiutarli a sostenere i costi universitari. Le collaborazioni studentesche sono una realtà in tutti gli atenei italiani e ogni anno coinvolgono tra i 25mila

e i 30mila studenti. Il tratto comune è dato dalla previsione di un tetto massimo di 150 ore di attività (secondo quanto previsto dalla legge 390/1991) e dalla formula part-time di impiego, pensata per evitare di sottrarre tempo allo studio. Ogni ateneo si organizza poi autonomamente per quanto concerne le attività da svolgere, le modalità di accesso e i compensi. Sotto il primo profilo, le mansioni spaziano dalle attività di segreteria al lavoro in biblioteca o nei laboratori, dall'aggiornamento del sito internet all'assistenza degli studenti con disabilità, fino alla somministrazione di questionari sul livello di soddisfazione dei servizi, con successivo inserimento dei risultati in appositi database. Per tutti, insomma, l'opportunità di fare un'esperienza di lavoro (anche se il contratto non è di lavoro subordinato, ma di collaborazione) e intascare una piccola somma di denaro.

Il compenso è fissato su base oraria da ciascun bando, ed è mediamente compreso tra 6 e 10 euro netti. A conti fatti, dunque, la collaborazione può fruttare da 1.500 a 2.500 euro. Le 150 ore possono essere svolte nell'intero arco dell'anno accademico, secondo criteri flessibili che vengono concordati con i responsabili delle strutture alle quali si viene affidati: di solito c'è ampia disponibilità verso gli studenti, con la possibilità di sospendere la collaborazione anche per diverse settimane in presenza di esigenze particolari, di tipo personale o legate alla preparazione di esami.

I bandi vengono pubblicati su base annuale, con una maggiore concentrazione nei mesi autunnali. I requisiti preferenziali solitamente sono legati al reddito familiare (ma alcuni atenei escludono questo indicatore) e al superamento di un certo numero di esami (o all'ottenimento dei crediti formativi) previsti dal programma didattico e alle votazioni conseguite. Solitamente sono esclusi gli studenti iscritti al primo anno e quelli che hanno superato il primo anno fuori corso.

È possibile candidarsi a più bandi, salvo l'obbligo di indicare l'opzione prescelta in caso di superamento di più selezioni. Nessun problema se si cambia idea: si può rinunciare all'incarico con apposita dichiarazione scritta da presentare al responsabile indicato nel bando, riportando le motivazioni.

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