La scelta dell'università

Norme e Tributi In primo piano

Agronomia con forte appeal

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:02.

Lauree in agraria e veterinaria, è boom di iscritti. Ma le prospettive occupazionali per i giovani neolaureati variano di molto a seconda che si parli dell'uno o dell'altro settore di specializzazione. Il mercato del lavoro è ricettivo e colmo di stimoli nel primo caso, saturo e sovrappopolato nel secondo.

Stando a prime stime dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali, gli iscritti alle facoltà di area sarebbero aumentati del 30-40% circa nel corso dell'ultimo anno. Un dato positivo non solo perché denota un forte interesse da parte dei giovani, ma anche perché il mercato del lavoro è effettivamente in grado di assorbire il surplus di specialisti in arrivo nell'immediato futuro.

«Gli sbocchi occupazionali non mancano – commenta Andrea Sisti, presidente del consiglio nazionale dell'Ordine –: oggi, un ragazzo che si laurea riesce a trovare un impiego stabile nel giro di due o tre anni. Certo, si tratta in molti casi di incarichi non di altissimo livello, ma anche questi sono necessari ad accumulare l'esperienza per fare carriera».
I dati Almalaurea confermano le stime del presidente: a un anno dalla laurea specialistica, il 53,5% dei giovani ha trovato lavoro (di cui il 31,1% con contratto stabile) e il reddito medio mensile netto ammonta a circa mille euro. La gavetta, insomma, è indispensabile, ma almeno comincia presto e garantisce un percorso professionale stabile e non privo di soddisfazioni.

I principali sbocchi lavorativi provengono dal settore privato, che impiega il 60% dei laureati in scienze agrarie come dipendenti o liberi professionisti. Alcuni settori offrono migliori prospettive occupazionali: a oggi, il 30% dei neolaureati trova lavoro nell'ambito dello sviluppo rurale, un altro 30% nell'attività di certificazione e controllo qualità nella filiera agroalimentare, mentre il 20% è assorbito dal settore emergente delle energie rinnovabili, con particolare riferimento allo sfruttamento delle biomasse. Il restante 20% si divide equamente tra la tutela dell'ambiente e la gestione del territorio, due matrici costanti dell'attività professionale dei dottori agronomi.

«Dati statistici a parte – conclude Sisti – è senz'altro positivo che i ragazzi siano sempre più interessati alla tutela dell'ambiente, del territorio e della sicurezza alimentare. Credo che un ruolo importante in questo processo lo abbiano avuto gli opinion leader mondiali, che hanno fatto grandi sforzi per diffondere una maggiore consapevolezza sul rapporto tra attività umane, cambiamenti climatici e benessere della popolazione».

L’articolo continua sotto

Aumentano pratica e specializzazione

Più tecnici per venire incontro a un mercato che si va sempre più specializzando. Agraria e

Il lavoro

VeterinariÈ la passione il motore che spinge i giovani a iscriversi al corso di laurea in medicina

Tags Correlati: Almalaurea | Andrea Sisti | Associazione nazionale medici veterinari italiani | Carlo Scotti | Normativa sulle libere professioni |

 

Non altrettanto positivo lo scenario per i laureandi in scienze veterinarie, che aumentano a un ritmo di 800-900 nuovi iscritti l'anno. Nel 2010, gli iscritti all'Ordine dei veterinari erano 27mila, contro i 25.500 del 2009. «Il mercato del lavoro è già saturo – commenta Carlo Scotti, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) – e i tempi per trovare lavoro diventano sempre più lunghi, anche a causa di un turnover pressoché inesistente. In ambito pubblico, la quantità di nuovi contratti sottoscritti è inferiore al numero di pensionamenti. In ambito privato c'è qualche possibilità in più, ma parliamo sempre di un eccesso dell'offerta di lavoro rispetto alle esigenze reali del mercato».

In questo scenario, aggiunge Scotti, diventa tanto più urgente «porre dei limiti stringenti al numero di iscrizioni alle facoltà universitarie. I veterinari del futuro devono sapersi reinventare: le prospettive migliori derivano dalla trasformazione dei buiatri, specializzati in bestiame da allevamento, da semplici operatori a veri e propri manager sanitari in grado di gestire l'organizzazione delle aziende così da garantire la salute del bestiame e la qualità dei prodotti.

Anche in questo caso, però, sarebbe necessaria una riforma dei percorsi per formare le nuove figure». L'Anmvi, conclude il presidente, ha già intavolato le trattative con enti e università per attuare tali innovazioni, «ma il processo è ancora agli inizi».