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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:28.

Legali, magistrati e notai
Migliaia di iscritti ogni anno per un corso di laurea che offre diversi sbocchi. Chi punta su giurisprudenza è attratto soprattutto dalla professione di avvocato, a cui si accede dopo la laurea e dopo due anni di pratica in uno studio legale (un anno per chi frequenta anche la scuola di specializzazione). Alla fine del tirocinio c'è l'esame di stato, che si tiene ogni anno a dicembre e si divide in 3 prove scritte e 2 orali.

Se diventare avvocato non è semplice, la strada per intraprendere il lavoro di notaio è ancora più tortuosa, perché si tratta di una professione a numero programmato. È il ministero della Giustizia a stabilire quanti notai devono esserci per ogni distretto. «La ripartizione – spiegano dal Consiglio nazionale del notariato – viene aggiornata ogni 7 anni sulla base del numero degli abitanti (un notaio ogni 7mila), della quantità e qualità degli affari, dell'estensione e delle caratteristiche del territorio e della mobilità».

Dopo la laurea, scatta un periodo di 18 mesi di pratica presso un notaio (di cui almeno un anno continuativamente dopo la laurea), con la possibilità di anticipare 6 mesi già nell'ultimo anno di corso universitario: di fatto quindi il "tirocionio" post-laurea è di 12 mesi. Finita la pratica, bisogna aspettare che il Ministero bandisca il concorso che prevede tre prove scritte e tre orali.

Il titolo in giurisprudenza consente di accedere anche alla carriera in magistratura: occorre iscriversi a una scuola di specializzazione per le professioni legali, il cui corso dura due anni. In alternativa, possono partecipare al concorso anche coloro che hanno conseguito un dottorato in materie giuridiche, gli avvocati, i docenti di materie giuridiche, i magistrati amministrativi, quelli onorari da almeno sei anni e alcuni dirigenti statali. L'esame consiste in una prova scritta, una orale e un colloquio in lingua straniera.

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