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Nuovi linguaggi, laboratori e tirocini oltre confine

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:23.

Plurilinguismo, accordi con le imprese, stage all'estero. Forti della crescita di iscritti e degli esiti occupazioni al di sopra della media delle facoltà umanistiche, i corsi di lingue si adattano alle evoluzioni del mercato.

L'Università Iulm aggiungerà ai programmi del corso di interpretariato nuove lingue come cinese, arabo, russo e danese. «Puntiamo a sviluppare le competenze attive e passive di ogni lingua – spiega Paolo Proietti, preside della facoltà di interpretariato – potenziando le ore di laboratorio e assicurando anche nel triennio i tirocini all'estero». All'Alma mater di Bologna esiste una facoltà per interpreti e traduttori, che si concentra sulle competenze linguistiche più che sullo studio della letteratura e della cultura: ogni anno entrano 180 studenti su una media di 800 partecipanti alle selezioni.

«Il tirocinio è assicurato a tutti – spiega Rafael Lozano Miralles, direttore della Sslmit, Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori – e circa il 70% trascorre un periodo all'estero di almeno sei mesi». Oltre alla lingua principale – scelta tra inglese, francese, spagnolo e tedesco – si studiano altri due idiomi, individuati all'interno di un ampio ventaglio. «Al top delle richieste cinese e arabo – dice Miralles – a cui si sta affiancando il portoghese». Una lingua quest'ultima che vanta una lunga tradizione di studi a Firenze.

«La cattedra è attiva dagli anni 70 – dice Piero Ceccucci, docente di lingua e letteratura portoghese e brasiliana – e negli ultimi anni buone opportunità per i laureati arrivano dalle aziende che operano sul mercato sudamericano». Alla Scuola per interpreti e traduttori di Trieste, la riforma ha portato a unificare due curricula (lingua madre italiana e lingua madre straniera) in un unico percorso: previste sempre tre lingue ma con modifica del piano di studi per rafforzare lezioni di lingue, traduzione e interpretazione di trattativa.

Puntano invece sulla specializzazione e sulla capacità di intercettare in tempi rapidi i cambiamenti del mercato le facoltà di scienze della comunicazione. «Si stanno consolidando alcuni poli forti di riferimento – afferma Mario Morcellini, presidente della conferenza dei presidi di scienze della comunicazione –: Milano, Roma, Torino, Padova, Napoli e Palermo hanno le facoltà più attrezzate, forti di un corpo docente rappresentato da esperti della materia». La Sapienza investe sulle magistrali: a settembre partirà un corso interfacoltà con medicina sulla comunicazione scientifica biomedica. Lo Iulm, invece, introduce nuove materie, come marketing dei linguaggi digitali, e ha siglato due convenzioni per coinvolgere i propri studenti nella comunicazione degli eventi della Scala e della Triennale di Milano.

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