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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2010 alle ore 09:27.

Inutile negarlo: i laureati in scienze della comunicazione sono migliaia e migliaia ogni anno. Molti, secondo alcuni anche troppi, almeno rispetto alle esigenze del mercato del lavoro. Eppure, anche gli ambiti professionali in cui i giovani possono trovare impiego sono molto ampi, proprio grazie alla flessibilità dei piani formativi disciplinari.

Un buon contratto per una posizione soddisfacente non rappresenta un sogno impossibile, a patto però di rimandare di qualche anno l'ingresso nel mondo del lavoro: conseguire un master di specializzazione, infatti, è indispensabile per differenziare il proprio curriculum dalla massa. Il consiglio è valido anche per le lauree in lingue, che condividono in larga misura gli sbocchi professionali di scienze della comunicazione.

«Di queste lauree bisogna considerare sia gli aspetti positivi sia quelli negativi – afferma Nicola Rossi, country manager del sito di e-recruitment Monster.it –. Quella in scienze della comunicazione è una laurea tanto generica da offrire possibilità di lavoro in un gran numero di posizioni in moltissimi ambiti e settori diversi tra loro. Il rovescio della medaglia è che preclude l'accesso a professioni specialistiche che richiedono competenze tecniche molto approfondite». Secondo Rossi, gli sbocchi principali sono «nel marketing, nella comunicazione d'impresa, nelle agenzie di pubblicità, e nelle redazioni di giornali e siti web. Ai ragazzi consiglierei di concentrarsi su uno di questi percorsi e di conseguire quindi un master post-universitario nell'ambito desiderato».

Le prospettive occupazionali migliorano per i laureati in lingue straniere: dal database dell'agenzia per il lavoro Randstad risulta che il 12% dei lavoratori inviati in "missione", la percentuale più alta in assoluto, proviene proprio da queste facoltà. «Il dato è senz'altro positivo – commenta Patrizia Origoni, responsabile Randstad dei rapporti con le università – ma occorre fare una precisazione: certo, i laureati in lingue trovano facilmente impieghi nelle aziende, ma la percentuale è così elevata anche perché costituiscono il bacino più ampio al quale attingere».

I profili ai quali hanno accesso i giovani neolaureati a inizio carriera sono, almeno apparentemente, di basso profilo: segreterie di direzione, uffici logistica, call center in lingue straniere. «Tutte posizioni per le quali le lauree versatili sono le più indicate. Ma sono incarichi da non sottovalutare: il call center, ad esempio, in questi casi non va inteso in senso classico ma piuttosto come una prima linea delle aziende verso clienti internazionali. Gli operatori devono saper rispondere a richieste legate a settori specifici, come ad esempio quello assicurativo, per le quali servono effettivamente le competenze di un laureato oltre che la conoscenza delle lingue straniere. Non mancano poi le opportunità di lavoro negli uffici commerciali all'estero o nel coordinamento dei comparti logistici».

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Una conferma arriva anche da Gi Group, il cui responsabile nazionale della selezione Luca Ornaghi commenta: «Effettivamente le lauree in lingue sono molto richieste nell'ambito dei contact center, dove i ragazzi diventano il biglietto da visita delle aziende con il mondo esterno e devono essere in grado di gestire situazioni complesse. Ma le competenze linguistiche sono sempre ben accette in tutti gli uffici e in qualsiasi scenario di business, purché accompagnate da altre skill personali e da una buona formazione di base».

Stando a dati Almalaurea, a un anno dalla laurea specialistica in lingue il 58,1% dei giovani ha già trovato un lavoro. Solo il 23,2% è però assunto in pianta stabile, mentre il 61,8% ha un contratto atipico (di cui il 30% a tempo determinato). Il salario non raggiunge la soglia dei mille euro, attestandosi a 914 euro euro mensili netti.